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SANTUARIO DI MONTE ALBANO

Santuario di Montalbano: dedicato all’Annunciazione, sorge sulle rovine dell’antico castello dei Castelbarco, distrutto dai Veneziani nel 1439. La chiesa, costruita nel 1566 e restaurata nel 1957, ha una semplice struttura a capanna sormontata da un tiburio ottogonale. La facciata è arricchita da un portale e da due finestre laterali dai profili barocchi in marmo rosso, realizzati dallo scultore Valentino Lucchi nel 1757. La porta è ornata da sei rilevi di Luigi Bombana, scultore moriano del Novecento. Le pale d’altare barocche raffigurano episodi della vita di Cristo. Il possente campanile a cuspide si rifà al romanico veronese, stile che caratterizza anche quelli di S. Stefano, S. Biagio e Mori Vecchio; accoglie un grande orologio che si scorge dalla valle.

Approfondimento

Dedicato alla Madonna dell’Annunziata, sorge a picco su uno sperone roccioso che domina Mori e dal quale si gode un vasto panorama sulla Val Lagarina, la valle del Cameras e l’altopiano di Brentonico.

Santa venerata è S. Rosa da Lima (+ 24 agosto 1607); numerosi documenti testimoniano che nell’agosto del 1850 ci fu una frana fra Molina e Ravazzone nel quale non ci furono feriti, ma a ricordo di questa calamità la popolazione fece voto di celebrare ogni anno una S. Messa in onore di S. Rosa.

Due edicole sacre del XVII secolo, l’una del 1692, l’altra del 1693, con annessa la statua dell’Addolorata (opera di Luigi Bombana), preludono al Santuario, che si erge al sommo di una rustica scalinata, preceduto dal piccolo sagrato con antico pozzo.

Annesso al Santuario è presente l’edificio nel quale alloggiavano gli eremiti, incaricati di custodire la chiesa, di vigilare sugli incendi e di suonare la campana della scuola.

La porta è ornata a sei rilievi di Luigi Bombana, scultore di Mori del XX secolo. I pannelli mostrano date significative per la storia della chiesa e della comunità moriana: 1566, data della costruzione del Santuario; 5.08.1703, data del solenne voto perché il paese fu risparmiato dai francesi del generale Vendòme; 1809, fine del Regno di Baviera e dei Quattro Vicariati ed inizio del Regno Italico; 1855, epidemia del colera con 225 morti; 1914-1918 1940-1945 date delle due guerre mondiali.

All’interno si possono vedere due tele di pregevole fattura del XVII secolo che rappresentano fatti della nascita di Gesù: “Visita a S. Elisabetta” e “Natività” del pittore Gasparantonio Baroni Cavalcabò di Borgo Sacco, del quale è pure la tela “Visione di S. Giuseppe della fuga dall’Egitto”. Le altre due tele, invece, sono opera del roveretano Balata: “Gesù ritrovato nel Tempio” e “Presentazione del tempio”.

L’altare maggiore, consacrato nel 1581, è l’unico altare dell’epoca, così come il presbiterio, ed è opera dello scultore Domenico Rossi, detto il Manentini, autore di altari in marmo policromi nella chiesa di Santa Maria Assunta di Arco.

L’altare di San Giuseppe è opera dei Benedetti di Castione, mentre quello di S. Antonio costruito intorno agli anni ’30, è opera degli Scanagatta.37

Il Santuario è legato alla figura di San Giuseppe (che viene ricordato il 19 marzo): per questo motivo l’ultima domenica di marzo la comunità di Mori si raccoglie sul piazzale sopra il Santuario per mangiare i “grostoi” e per suonare con le campane “el campanò”.