LA DICHIARAZIONE DI GUERRA

Il 1800 è ricordato come il secolo dello splendore: non ci furono carestie, epidemie, erano migliorate le condizioni di vita, ma già verso la fine s’intravedeva il problematico futuro.
Nel primo decennio del 1900 i rapporti fra le grandi potenze europee erano tesi, esse erano divise in blocchi contrapposti e all’interno dei diversi stati si sviluppò una spinta bellicista, una volontà di dominio sulle altre popolazioni.
Il casus belli che portò allo scoppio della prima guerra mondiale fu l’uccisione, il 28 giugno 1914, a Sarajevo, di Francesco Ferdinando, erede al trono dell’Impero Austro-Ungarico, e di sua moglie.
Una crisi locale fu trasformata in un conflitto generale: l’Austria colse l’occasione per agire contro la Serbia, cosa che aveva in programma da qualche tempo.
Il 23 luglio l’imperatore Francesco Giuseppe mandò un duro ultimatum a quest’ultima, con condizioni impossibili da realizzare.
La Russia assicurò il suo sostegno alla Serbia, quindi essa non accettò la clausola dell’ultimatum che prevedeva la partecipazione di funzionari austriaci alle indagini sull’attentato.
Il 28 luglio l’impero Austro-Ungarico dichiarò guerra alla Serbia, questo provocò l’immediata mobilitazione delle forze russe verso il confine.
Questo gesto fu interpretato dal governo tedesco come un atto ostile e dall’1 agosto fu guerra anche fra Russia e Germania e dal 3 agosto anche fra Germania e Francia.
In pochi giorni l’Europa si trovò coinvolta in una guerra che era presentata come breve, sottovalutata dalle classi dirigenti e che avrebbe invece distrutto intere generazioni.
La sorte del Trentino era legata a quella dell’Impero Austro-Ungarico: il suo territorio diventò zona di guerra e gli uomini abili furono dal 31 luglio richiamati alle armi.

La Val di Gresta è una valle di modellamento glaciale incisa nelle formazioni calcaree delle estreme pendici meridionali della catena del Monte Bondone.
È delimitata a est dal Monte Biaena, a nord dal Monte Stivo e a ovest dal Creino.
Lungo la vallata scorre il rio Gresta che nasce nei pressi di Ronzo – Chienis e, raggiunto la pianura, si getta nel rio Cameras.
La valle è caratterizzata da una serie di gradoni, ognuno dei quali è occupato da uno dei sei paesi che la formano: Valle S. Felice, Manzano, Nomesino, Pannone, Varano, Ronzo-Chienis.
La conformazione della Val di Gresta è simile a un triangolo isoscele: lo Stivo rappresenta il vertice settentrionale, la base equivale al piano Nago -Loppio– Mori, mentre l’altezza è data dal corso del rio Gresta (1).
La Val di Gresta è una valle di mezza montagna e dalla sua posizione domina la Vallagarina a occidente e, a oriente, la zona terminale della Val del Sarca e il Lago di Garda.
La valle si trova quindi in una posizione centrale sull’arteria stradale che dal Lago di Garda porta a Mori, Rovereto e nella Val d’Adige.

IL FRONTE IN VAL DI GRESTA

Nel maggio del 1915, a seguito dell’entrata in guerra del Regno d’Italia a fianco dell’Intesa, Trento, la Valle di Ledro, l’Alta Valsugana, il Basso Sarca, parte della Vallagarina (Rovereto e Mori inclusi) e la Vallarsa furono dichiarate zone militarmente strategiche.
La popolazione interessata dalle vicende belliche, su questo tratto di fronte, era di circa 14.000 persone (2).
La fascia militarizzata comprendeva, dalla parte austriaca, la Valle di Gresta e le sommità settentrionali di Mori e Nago.
Gli italiani si stanziarono invece sul Monte Baldo, a Brentonico, a Castione e in altri paesi della Val d’Adige.
La valle del Cameras, assieme a Loppio, costituiva la “terra di nessuno”, trovandosi perfettamente in mezzo alle linee nemiche. Quest’area geografica corrispondeva al territorio dei comuni di Nago, Gardumo o Valle di Gresta, Mori e Brentonico.
Nei primi anni del XX secolo essi avevano il seguente numero di abitanti:
– Nago-Torbole 1920 abitanti;
– Mori con 5120 abitanti;
– Brentonico con 4590 abitanti;
– i paesi della Val di Gresta non erano unificati sotto un’unica amministrazione e costituivano i comuni di Ronzo, Chienis, Pannone e Varano, Nomesino, Manzano, Valle San Felice con Loppio.
Essi assommavano 2370 abitanti.
Le alture della Val di Gresta permettevano di controllare numerosi punti nevralgici: i traffici da e per il Lago Garda e le vie di comunicazione fra Rovereto e Mori.
Era anche una valle facilmente difendibile per questo fu da subito individuata come punto fondamentale nella strategia difensiva austriaca.
Essendo poco popolata, lo sfollamento avrebbe interessato un basso numero di persone e grazie all’ampia superficie boschiva e montuosa, si potevano pensare numerose soluzioni difensive.
La valle rappresentava la linea austriaca più arretrata, quella più avanzata si trovava invece verso Pilcante, a  sud di Mori.
Fu previsto che, a  ostilità iniziate, gli  austro- ungarici si sarebbero ritirati sulla linea della Valle di Gresta, meglio equipaggiata.
Essa era l’anello di congiunzione fra il settore di Riva e quello della Vallagarina.
L’Armata del Tirolo era divisa in cinque settori; il III Rajon del Tirolo Meridionale riguardava il comando delle truppe e del territorio fra le Giudicarie e la Valsugana ed era a sua volta diviso in sottosettori.
All’Abschnitt Riva appartenevano la parte occidentale della Val di Gresta, quindi il Monte Stivo, il Creino e la Valle del Sarca.
Mentre l’altra porzione di valle sottostava all’Etschtal-Sperre che comprendeva il Monte Biaena, il Faé e il Nagià-Grom e la Valle dell’Adige.

(1) A. Less, Descrizione geografica della Val di Gresta, in Dizionario toponomastico trentino, I nomi locali dei comuni MORI RONZO-CHIENIS, Lidia Flöss (a cura di), Provincia autonoma di Trento, 1995, p.21.

(2) Catalogus Cleri, Diocesis Tridentinae, Tridenti, 1914.

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