1915
Il 24 maggio 1915 l’Italia entrò in guerra e la Valle di Gresta si ritrovò a essere in prima linea nella lotta fra austro-ungarici e italiani. L’esercito italiano conquistò senza difficoltà il Monte Altissimo e in seguito Corna Piana, San Valentino, Vignola e Postemone. L’esercito austro-ungarico non oppose molta resistenza perché era già stata prevista la ritirata lungo il confine militare (Val di Gresta), ben protetto e dotato di forti massicci e trincee ben costruite. Durante queste operazioni gli italiani guadagnarono anche i ricoveri già costruiti dagli austriaci e molto del loro materiale. Tre giorni dopo arrivò la risposta dalle linee austriache: una decina di cannonate raggiunse l’abitato di Besagno. Il 4 giugno furono presi di mira, dal Biaena e dal Faé, gli insediamenti fra Serravalle e Santa Margherita. Il bollettino italiano riporta delle scaramucce anche il 16 giugno sopra Brentonico. Nei mesi seguenti ci furono solo piccoli scontri al fine di consolidare le posizioni conquistate. In ottobre ci fu uno spostamento della linea italiana verso il margine sud del solco Loppio-Mori e gli italiani riuscirono a occupare Brentonico. Gli austriaci risposero alle mosse italiane con lunghi bombardamenti che però non ebbero l’effetto sperato, far arretrare il nemico. Verso la fine del mese gli italiani acquisirono il dominio della strada Nago-Mori. Nel bollettino italiano di guerra del 15 dicembre si legge che le artiglierie austriache si sono “accanite” contro Loppio.
Nei ricordi degli anziani della Valle questo fu dovuto al fatto che il conte Pier Filippo Castelbarco (appartenente alla nobile famiglia residente a Loppio) si era arruolato fra i volontari trentini nell’esercito italiano.(11)
Il primo anno di guerra terminò con l’avanzata degli italiani che conquistarono Mori e Loppio.
1916
Il 10 gennaio 1916 gli alpini italiani intrapresero un’azione a sorpresa e si spinsero fino in Val di Gresta. Riuscirono a occupare la località Piantim e l’altura di Carpeneda.
L’operazione era stata pianificata sul monte Baldo, dove si trovava anche Cesare Battisti.
Ecco come riporta gli avvenimenti il tenente Hecht nel suo diario:
“Stamane vado al Varano al comando della val di Gresta ch’è tenuto dalla brigata del genere Eckhard[…].
A Villa S. Felice c’è un battaglione fanteria il cui comandante si trova però in visita al fronte di Fiandra. Sento dire che gli italiani erano giunti dapprima fin sopra Carpeneda da dove si sono poi ritirati.
In prima linea trovo un tenente che mi conduce al ponte sul Garda dove s’imbocca la via per Loppio, ch’è tuttora in nostra mano.
Sotto la pioggia dirotta passo dalla batteria Garda e da quela di S.Cristina e ritorno a Pannone”.(12)
Nei primi due mesi di quest’anno gli schieramenti si scambiarono molti “botta e risposta”, ma niente di rilevante. In marzo gli austro-ungarici compirono vari attacchi contro le trincee nei pressi di Mori e Loppio, preceduti spesso dalle artiglierie. Un attacco austriaco a sorpresa, allo sbocco della Val di Gresta, fu sventato, ma continuò un duello fra le artiglierie nemiche.
Nel mese successivo gli italiani riuscirono a colpire i magazzini di munizioni presenti a Nomesino e Manzano.
Il primo maggio l’artiglieria austriaca provocò l’incendio di Castione e, come ritorsione, gli italiani distrussero Pannone e provocarono lo scoppio di un deposito di munizioni in Val di Gresta.
Il 15 maggio, all’alba, iniziò l’offensiva austro- ungarica, la Strafexpedition, spedizione punitiva contro l’Italia che si sviluppò fra la sinistra Adige e la Valsugana.
L’obiettivo, in questa zona, era quello di scuotere il fronte del Baldo e della Valle del Cameras, per aggirare lo Zugna. Gli italiani arretrarono per ricongiungersi alle nuove posizioni alla sinistra dell’Adige, questo permise agli austriaci di impossessarsi di Loppio.
Dopo la controffensiva austriaca, Cadorna ordinò ai comandi italiani di non tentare più l’avanzata. Con l’arrivo dell’inverno, le azioni si fecero più rare, a causa delle difficili condizioni atmosferiche. Si registrano solo azioni d’artiglieria e attacchi di piccole pattuglie.
I soldati, nei periodi di poca attività, dovevano ristabilire le comunicazioni e rimediare ai danni subiti durante gli attacchi. Gli austriaci effettuarono tre attacchi rilevanti: due contro Sano e uno rivolto verso il Monte Giovo.
L’obiettivo di queste operazioni era occupare la zona di Brentonico, il fianco che proteggeva lo Zugna. Episodio sensazionale fu la diserzione di due soldati austriaci che permisero agli italiani di conoscere le postazioni di artiglieria austriache.
Il 26 dicembre è registrato un incendio a Ronzo provocato da bombe italiane, spento poco dopo dai soldati. In questo mese arrivò anche un nuovo cannone austriaco sistemato sullo Stivo.
É necessario ricordare che, per compiere l’offensiva sull’Isonzo, furono prelevati numerosi militari italiani e anche materiale bellico, dagli altri fronti.
1917-1918
Durante questi due anni si registrano, da ambo le parti, solo operazioni di pattugliamento, piccoli atti offensivi per recuperare informazioni sull’avversario.
Il fronte principale è quello dell’Isonzo e la zona dalla Vallagarina allo Stelvio è l’unica in cui non si registrano sconvolgimenti dei due fronti.
(11) Affermazione non supportata da dati certi.
(12) Hecht F., Diario di guerra, p.75.