Monte stivo (m.2059); qui la costruzione delle opere cominciò prima dell’inizio della guerra. Il Monte era servito da una teleferica lunga 4200 metri che, partendo da Vignole (Arco), raggiungeva anche il Creino. Essa era molto importante per i rifornimenti di proiettili e materiale. Erano stati creati numerosi baraccamenti per le truppe. Dei camminamenti portavano alle tre postazioni di artiglieria: una dietro il vertice della montagna, una a nord e una a sud. Dalla sommità si poteva controllare tutto il lago di Garda, per questo su di essa fu sistemata una stazione radiotelegrafica. Lungo le pendici dello Stivo vi erano numerose linee trincerate che arrivavano fino alla località S. Antonio (1220 m).
Monte Creino (m.1292): era servito da una teleferica, da due cannoniere poste in caverna e da tre batterie, una sulla guglia più alta, una ad ovest e una centrale. La sua superficie era solcata da molte trincee e camminamenti.
Monte Corno: su di esso si susseguivano numerosi elementi di trincea e sulla sommità si trovava una piccola postazione di artiglieria.
Ronzo: vi fu costruito un ospedale da campo, per curare i soldati feriti.
Chienis: una linea partiva dal paese ed era saldata alle opere del Creino e al Monte Biaena.
Pannone: fra il 1880 e il 1881 fu costruita una caserma difensiva (Blockhouse), in “stile trentino”, risultò da subito antiquata e nel 1915 iniziò la sua demolizione. Da qui partiva la trincea più imponente di tutta la valle,che arrivava fino alle pendici del Biaena. Ad ovest fu costruito un piccolo fortino che controllava da sopra il Lago di Loppio. Esso era dotato di alcune postazioni per l’artiglieria e circondato da camminamenti trincerati. Un’altra efficace opera di difesa si sviluppava da Pannone verso Manzano.
Lato orientale della valle: a circa 600 metri di altezza, si snodava fra la località Piantino e il Nagià-Grom la linea di difesa più bassa della valle. Questo tratto proseguiva fino a raggiungere Monte Albano (Mori).
Monte Nagià-Grom: la costruzione di questo caposaldo, sul lato occidentale della valle, iniziò nella primavera del 1915. Faceva parte del sottosettore 4° assieme al Monte Biaena e al vicino Faé. Il Nagià-Grom formava un “Kampfgruppe” o gruppo di combattimento autonomo, provvisto di quattro mitragliatrici, due cannoni da 9 cm M.75/96 e due da montagna da 7,5 cm M.15. La cima era percorsa a 360° da una trincea, frazionata in postazioni di combattimento numerate dalla I alla XIV. Fu costruita anche una piazzola su cui collocare un riflettore da 60 cm, con cui, in caso di combattimento, illuminare a giorno la notte. Gli osservatori e le postazioni di artiglieria sia all’aperto sia in caverna erano collegati ai camminamenti che portavano alla parte più protetta del monte. Lì, per rendere autonomo il baluardo, furono edificati i servizi essenziali: le cucine, che dovevano servire 160 soldati, le baracche per gli alloggi di ufficiali e soldati e una cisterna da campo per l’acqua. Furono costruiti due osservatori uno in direzione dell’Altissimo e uno verso Mori. Il Nagià-Grom, grazie alla sua posizione strategica, aveva un’importanza fondamentale per l’esercito asburgico. Dalle sue postazioni i soldati riuscivano a individuare dove, sul Monte Altissimo, gli italiani avevano posto i loro pezzi di artiglieria. Si poteva facilmente comunicare con le altre zone trincerate della Valle, si vigilava sulla Valle del Cameras, su Loppio, Riva del Garda, Brentonico e Castione, insomma su tutta la prima linea italiana in questo tratto di fronte. Le cifre possono aiutare a capire come furono imponenti i lavori che si fecero su questo monte: era percorso da 1200 metri di strade, 2100 metri di mulattiere, 3000 metri di trincee e camminamenti e furono scavate sette caverne cannoniere.
Monte Faé: esso era posto a protezione della valle sul lato orientale, dalle sue alture si dominano Rovereto e la Val d’Adige. Lungo la sommità correva un imponente percorso trincerato in roccia, quasi interamente blindato. Sullo stampo di questo ve ne era uno simile cento metri più in basso. Questa postazione era dotata di due cannoni da 90 mm. e di due mortai in caverna. Nel pianoro che si estende sotto la cima, furono piazzate cinque cannoniere in caverna, due guardavano a sud-est e le altre a sud. Lungo il lato settentrionale del Faé si snodava l’importante strada militare che conduceva a Lenzima. Sempre su questo versante, detto Faé superiore, furono erette le baracche che servivano come dormitorio, i depositi e costruite alcune trincee. Molte mitragliatrici trovavano posto su uno sperone roccioso, chiamato erroneamente dai militari Garzei invece di Carzél, da cui si controllava l’accesso al Faé dalla parte di Lenzima.
Zona del lago di Cei: contigua alla Val di Gresta, fu usata come “riserva alimentare”, tutto il bestiame sequestrato e la giacenza di cibo fu trasportata lì.