CHIESA DI SAN TOME’
Questo è un lavoro svolto ed esposto a San Tome il 31 maggio 2014
dai ragazzi della classe quinta della Scuola Primaria A. De Bonetti di Nago (premere PDF).
Ricordata solo nel 1709, la chiesetta (m 7,7 x 4,3), con orientamento canonico, sorge a m 700 d’altezza, sui margini scoscesi di un vasto anfiteatro terrazzato alle spalle di Nago Torbole prospiciente il lago di Garda, presso un percorso viario antico che dal bacino lacustre conduce, passando per la località dal significativo toponimo di Garda, alla valle di Gresta e di lì nella valle dell’Adige.
Fino a qualche anno fa ridotta a livello di ruderi, presenta, seppur denunciando interventi successivi, un impianto romanico.
Brevi indagini condotte al suo interno nel corso di recenti restauri (1993) hanno evidenziato l’esistenza di più piani pavimentali: il più antico, direttamente impostato sulla roccia, in grandi lastre di pietra spaccate, i successivi in battuto di calce.
Alla distanza di poco più di un metro, poche decine di centimetri sotto il terreno, all’altezza della spalla che distingue l’abside dalla parete settentrionale dell’aula, si rinvenne una tomba a cassa (m 1,60 x 0,80) con quattro lastre di calcare bianco di reimpiego e fondo in ciottoli e pietre qua e là coperti da calce.
Inizialmente doveva ospitare uno o, più verosimilmente, diversi inumati le cui ossa erano sconvolte e il cui corredo, inedito (due orecchini in bronzo a cappio, un orecchino in argento a poliedro, vaghi di collana in pasta vitrea, due pettini d’osso a doppia fila, privi di decorazione, frammenti di tre braccialetti in bronzo con estremità a testa di serpente, un coltello in ferro, frammentato, una fibbia di cintura a testa di cavallo) pure recuperato mescolato e sconvolto nel deposito tombale, è riferibile ad individui, maschili e femminili di età longobarda (tardo VI /prima metà VII sec.).
In due fasi successive furono inumati altri quattro individui; infine il loculo venne utilizzato quale ossario con l’introduzione caotica di ossa verosimilmente reperite all’interno o in adiacenza alla chiesa.
Purtroppo scavi e scassi attorno alla chiesa, precedenti l’intervento dell’Ufficio, hanno stravolto il terreno impedendo di cogliere eventuali relazioni crono-stratigrafiche tra la tomba e la medesima, frequentata almeno a partire dal X – XII sec., come denunciano alcuni frammenti di ceramica comune pettinata rinvenuti sul primitivo pavimento.
Le fatiche ed i sacrifici profusi per la realizzazione della sede sono ormai un lontano ricordo e pur continuando la normale attività si sente il bisogno di un altro impegno. Deve essere un’impegno di grande rilevanza, che una volta intrapreso sia tale da suscitare l’entusiasmo dei soci che vi lavorano ad alla fine, soddisfare le aspettative della comunità e degli esperti.
La chiesa fu restaurata più volte, particolarmente nel XVIII secolo. Venne anche dotata di un altarino in legno con due colonne, posto sopra la mensa di pietra e che incorniciavano una bella tela dell’epoca raffigurante l’apostolo Tommaso. La tela venne ripulita e restaurata da Enrico Less ed esposta nella chiesetta di San Rocco a Pannone da dove venne rubata. Si lavorò anche agli intonaci, dopo la prima guerra mondiale. Dopo la seconda guerra progressivamente abbandotate le campagne più distanti dal paese di Pannone ed anche quelle delle località di San Tomè che col passare degli anni assunse il carattere di zona turistica con il sorgere di alcune residenze estive. Per evitare possibili trasformazioni anche della struttura sacra la stessa fu acquistata dalla famiglia Less appassionata cultrice delle memorie storiche della Valle. Nei decenni successivi non fu tuttavia possibile rallentare il degrado che divenne irreversibile negli anni ottanta, dopo il crollo del tetto.
L’occasione la presenta il Dott. Alessio Less il quale prospetta all’allora capogruppo Mario Poli la ricostruzione di una chiesetta, di sua proprietà, ormai ridotta a rudere situata sopra l’abitato di Nago, sulla strada che porta a Pannone, dopo averne fatto dono agli Alpini.
La proposta affascina e viene subito accettata da Mario Poli e da tutto il Gruppo.
Il 20 ottobre 1990 comincia’ per i volontari un lungo cammino denso di fatiche, preoccupazioni, ansietà, grandi soddisfazioni e a volte non senza qualche amarezza.
I lavori, che si protrarranno per circa 5 anni, vedranno impegnati gli Alpini il sabato mattina o pomeriggio ma soprattutto la domenica. Per loro, il fine settimana è dedicato alla ricostruzione della Chiesa. Assorbiti dall’opera si dimenticano del bar, degli amici e a volte anche della famiglia.
Sono ripagati dal compiacimento nel constatare che quell’ammasso di ruderi prendono sempre più forma per ridiventare la Chiesetta come gli Avi l’avevano costruita.
A coloro che hanno operato cosi’ diligentemente e appassionatamente spetta la sola gratificazione della menzione in queste pagine. Tanto onore e tanto di Cappello per aver restituito un cosi’ prezioso CAPOLAVORO.
Hanno sudato, si sono rotte le ossa ed hanno tanto collaborato:
Poli Mario, capogruppo, che è stato il promotore nonché il punto di riferimento di tutta l’opera. Ha assicurato la continua presenza dei volontari la pronta disponibilità dei materiali, il coordinamento degli interventi e delle forniture. E’ stato di grande esempio di dedizione e attaccamento al lavoro sia per le sue braccia che per il cuore.
Silli Francesco, coadiuvato dal figlio Alessandro, che ha messo a disposizione, oltre alle sue braccia, lo studio Tecnico e la sua esperienza per redigere progetti, computi metrici, preventivi, relazioni, domande di qualsiasi genere, stati di avanzamento e finali, richieste di contributi e pratiche con la Provincia e col Comune.
Angelini Mariano, che ha seguito con caparbietà professionale ogni operazione non trascurando nessun particolare, agendo e dirigendo in modo che tutto avvenisse in osservanza delle disposizioni degli Uffici di Tutela nonché delle sue profonde conoscenze in materia di restauri.
E poi:—-Libera Carlo che con la sua forza ha sostituito gru, paranchi e sollevatori; Libera Vigilio a incitare il figlio; Bianchi Aldo; Bianchi Primo; Mazzurana Angelo; Malfatti Mariano; Ciaghi Luca; Girardelli Massimiliano; Gelmini Luciano; Cimonetti Ruggero; Girardelli Alberto; Gamberoni Sirio; Bellini Aldo; Boninsegna Agostino; Gamberoni Eugenio; Miorelli Valerio; Toldo Pietro; Ferrari Germano, Antonimi Onorio, Benedetti Sandro, Bertolini Elio che si è assunto il compito della posa del selciato sul sagrato.
Indi le imprese edili, Cassa Rurale, le ditte, i commercianti, gli artigiani, i ristoratori e tanti privati. In particolare la ditta Vittorio Angeli per la fornitura del tetto.
I Signori residenti nella zona: Pegoretti; Kroiz; Roglin; Kocla;Wenher;
E finalmente ma non certo ultime per la loro disponibilità, la dedizione e l’attaccamento ai loro Mariti le Gentilissime e Premurose Signore Poli Vanda, Miorelli Krista, Libera Romana che con i loro manicaretti hanno rinvigorito le forze agli “uomini” e pazientemente hanno ripulito marmi, pietre, mattoni e……stoviglie.
Da non dimenticare la indispensabile presenza degli Esperti Funzionari dell’Ufficio Tutela dei Beni Artistici e Culturali della Provincia di Trento, che nei loro periodici sopralluoghi hanno fornito preziosi consigli e date precise disposizioni per il proseguimento dei lavori.
Dopo tanto lavoro, che si conclude nell’anno 1997. il 20 settembrei1998, in una splendida giornata di sole, si procede, in modo solenne, all’inaugurazione della Chiesetta. Erano presenti il celebrante Parroco Don Cosma, il Sindaco Sandro Turella, il Presidente Sezionale A.N.A.Margonari che ha ricordato degnamente la figura di Mario Poli ed elogiato gli Alpini, il coro Voci Alpine, il Dott.Alessio Less che ha dichiarato, con viva commozione, che con il restauro ed il recupero si è realizzato un lungo sogno della sua Famiglia. E poi Antonio Passerini che in un suo articolo scrive: “c’era tanta gente lassù quel giorno, su quello splendido balcone che guarda su Nago e sul lago di Garda ad ammirare quell’antico piccolo gioiello architettonico forse mai cosi ” bello” nella sua storia secolare, come lo è ora che è stato ritrovato.
A conclusione la Vedova di Mario, Signora Vanda Poli ha scoperto la targa posta dagli Alpini a ricordo del loro infaticabile ed indimenticabile Capo Gruppo che, purtroppo, prima dell’inaugurazione, veniva a mancare, stroncato da un male incurabile. Tenne duro fino alla fine ma Gli fu vietato l’atto conclusivo. GRAZIE MARIO, li, nella chiesetta, pregheremo per Te.
Dopo la cerimonia ufficiale è seguito un rinfresco alpinio che ha portato un’atimossfera di festa e di vera cordialità. Poi il ritorno a cas, sempre a piedi, voltandosi ogni tanto, a rimirare la chiesa rinnovata, più piccola, ma cosi importante, nel meraviglioso paesaggio della zona, formulando la promessa di ritornare spesso anche ad assistere alla S. Messa che gli alpini di Mori desiderano far celebrare perchè – San Tomè – non rimanga solo una chiesetta da ammirare, ma rientri nella sua più importante funzione di luogo sacro adibito al culto. (Alcune parti sono a cura di Spartaco ex capogruppo ).
SAN TOME’ –SEC.XII—XIII RESTAURATA DA MARIO POLI E DAI
SUOI ALPINI—GRUPPO A.N.A. MORI—-ANNI 1992–1997
Si ricorda, con orgoglio, che al Gruppo Alpini Mori è stato assegnato nel 1995 da parte del Centro di Ecologia Alpina il premio “Arge Alp” quale riconoscimento tangibile per le attività esemplari nel campo della protezione e della conservazione del patrimonio ambientale. Dell’inaugurazione è conservata una bellissima raccolta di fotografie raffiguranti ia chiesa prima e dopo il restauro.