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Un allegro pranzo in amicizia
Gli Alpini ci hanno accolto con generosità e ci hanno preparato un buon pranzetto, dandomi la possibilità di “toccare con mano” il senso di comunità di queste persone. Grazie!
recensione ritardataria, ma "sentita"
Non è un caso se solo qualche giorno prima del 24.4.24 ci siamo decisi a fare il nostro 1′ cammino.
Non è stato un caso scegliere il Cammino di San Rocco…”lui” ha scelto noi!
Non un caso che Roberta Perini e Antonella Perzolli fossero le accompagnatrici del nostro gruppo per Golosaneve
e ce ne abbiano parlato con entusiasmo, facendoci già immaginare con lo zaino sulle spalle.
La montagna!! I nostri ricordi da bambini!
Il suo verde, i fiori, i profumi, l’aria umida, l’acqua che scorre, il vento tra gli alberi e sul viso,
i panorami che cambiano mentre piano piano percorri strade diverse,
passando dalle ripide mulattiere all’erba alta dei prati, dai sentieri di terra e foglie nei boschi
alle provinciali che attraversano piccoli borghi.
Le persone! Quelle belle, che incontri in montagna, possono un po’ cambiarti la vita…o almeno la giornata!
Hanno la luce negli occhi, le mani forti di chi lavora sodo, la bontà nel cuore ed il passo di chi è abituato ai saliscendi.
E così, non è stato un caso che alla fine della nostra 3′ tappa ci siamo imbattuti nella sede sociale del Gruppo Alpini di Mori,
che, in occasione del 25.4 e degli annessi giorni di festa, ospitava una mostra sulla 1′ guerra mondiale.
Avevamo visitato e percorso proprio quel pomeriggio le trincee del Nagià Grom, riportate alla luce anche grazie agli Alpini…
dovevamo concludere la giornata ringraziandoli delle emozioni che ci avevano fatto provare!
Ivan Damin ci ha mostrato da vicino e descritto con orgoglio parte della sua collezione privata di cimeli storici,
sapientemente curata in 30 anni di passione: molto interessante ed affascinante!
Usciti dalla stanza ci giriamo verso il bancone e poco dopo ci ritroviamo letteralmente abbracciati
dall’ospitalità del Presidente, Fiorenzo Bertolini, dell’oste Giorgio,
degli amici alpini che ogni tanto si “lanciano” nel consueto gioco La morra.
Con gioia e soddisfazione ci raccontano della loro imprese e noi, con occhi sognanti,
ce li immaginiamo al lavoro, proprio come vederli lì!
Non è stato un caso aver condiviso un pezzo di cuore con questi amici,
con i quali qualche ora è sembrata molto più…e si fa sentire ancora, dentro il cuore!
Con grande emozione, da nipote di alpino nato a Ferrara di Monte Baldo, ringrazio tutti coloro che si sono impegnati,
e tuttora lo fanno, nella cura di questi luoghi ricchi di storia e nel progetto del Cammino di San Rocco,
perché ci hanno lasciato un meraviglioso ricordo indelebile nel cuore, oltre a qualche amicizia in più da coltivare!
Vi aspettiamo in quel di Mantova, per coccolarVi come avete fatto con noi, e per un lungo affettuoso abbraccio!
Mostra sulla Grande Guerra
Complimenti e grazie al Gruppo Ana di Mori ed in particolare a Ivan Damin, appassionato collezionista, per la mostra sulla Grande Guerra preparata in sede per la Festa di Primavera. E’ una utile occasione per tutti di farsi un’idea di cosa fu la guerra, anche nella nostra terra, che era una parte dell’ampio fronte, e, osservando le foto, del profondo cambiamento che ha subito nel corso di un secolo. In una prossima edizione suggerirei di inserire qualche ricordo sull’odissea dei moriani profugi a Mitterndorf o in Boemia /Moravia. Ho rivisto una vecchia foto dei militari moriani del 1942, tra cui mio padre Bernardo, alpino della Julia, che in quell’autunno è partito per la tragica e folle campagna di Russia. E’ fortunatamente tornato, grazie al fraterno legame con un suo amico, all’esperienza acquisita sugli altri fronti e grazie al sacrificio della Tridentina che a Nikolajewka, il 26 gennaio 1943, riuscì a sfondare l’accerchiamento dell’Armata Rossa.
Posto unico
Posto unico, ben tenuto e che garantisce un’esperienza immersiva anche per noi rievocatori
CAPIRE LA GUERRA PER VIVERE LA PACE
Bastava che premessi il grilletto: egli sarebbe stramazzato al suolo. Questa certezza che la sua vita dipendesse dalla mia volontà, mi rese esitante. Avevo di fronte un uomo. Un uomo!
Non fu dunque per tema, / s’io non t’uccisi: fu per non morire! / Per non morire in te: m’eri gemello (…)
Queste due frasi, una di Lussu (Un anno sull’altopiano) e l’altra di Martini (Perché non t’uccisi) ci hanno accompagnato nelle trincee del caposaldo austriaco del Nagià Grom, sulle montagne intorno a Rovereto.
La visita della classe V al Museo della guerra di Rovereto e alle trincee sopra Mori ha portato quest’anno ad una profonda riflessione tutti i ragazzi che vi hanno partecipato. Perché negli occhi e nei telefoni avevano le immagini e le notizie di Gaza, dell’Ucraina, del Nagorno Karabakh.
Le testimonianze degli sfollati del 1915 sono le stesse di quelle degli sfollati di oggi. Lo stesso dolore, la stessa distruzione del proprio paese, e del proprio cuore.
La follia di chi bramava ed esaltava la guerra è la stessa di chi oggi la esige come solo e unico mezzo per redimere questioni territoriali o economiche.
Così anche l’umanità e il senso di fratellanza senza confini che emerge qua e là negli scritti di molti soldati della Grande guerra, come Lussu e Martini, ci sembra la stessa che sentiamo e che cerchiamo noi ora guardando le vittime delle guerre grandi di oggi.
Questo senso di essere uguali all’altro, fosse anche dichiarato nemico, ci ha guidato nell’affrontare le fonti che raccontano la guerra del 15-18 scoprendo le tracce di questa umanità che emerge in alcune testimonianze anche nel pieno di un conflitto. Come il Natale del 1914 tra gli eserciti del fronte occidentale.
Visitando le sale del Museo della Guerra, abbiamo rintracciato molte analogie e somiglianze tra quelli e questi conflitti, dal punto di vista dell’economia degli stati, della propaganda, del progresso tecnologico, delle necessità mediche, logistiche e così via.
Quindi un numero sconsiderato di morti, feriti, prigionieri. E infine lo stesso risultato ultimo: una “inutile strage” come la definì Papa Benedetto XV nel 1917.
Un altro papa, Pio XII, aveva poi affermato: “Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra”.
Aver dunque rivissuto in questo modo quella terribile pagina della storia ci sta facendo rivivere oggi, in modo più attento e con uno sguardo diverso, le pagine del nostro affaticato mondo contemporaneo.
Questo il senso e il valore di un’uscita davvero didattica.