Ci si prefissa che l’opera dovrà tener conto di aspetti essenziali:
• Recupero, ricostruzione e sistemazione di una porzione dei manufatti risalenti alla prima Guerra Mondiale del 1914-1918, ormai nascosti e sconosciuti, ubicati in una zona di facile accesso e raggiungibili in brevissimo tempo. In pratica salvare un patrimonio storico che altrimenti andrebbe definitivamente perso e dimenticato;
• Esecuzione del lavoro a regola d’arte allo scopo di ripristinare i manufatti conformi allo stato originale senza aggiunte o modifiche, quindi impiegando solo materiali esistenti sul luogo. Usando quei materiali smottati nel corso degli anni senza ricorrere a conglomeranti, calcestruzzi, mattoni., laterizi e altro;
• Riscoprire testimonianze storiche che tanta importanza hanno avuto nella vita dei nostri nonni;
• Offrire al visitatore la possibilità di ammirare, durante un facile e comodo percorso, la genialità delle opere ricuperate in un paesaggio ricco di bellissimi angoli naturali e stupendi punti panoramici.
Già nel 2000 alla festa del carnevale di Manzano a S. Apollonia, il consigliere Silli Francesco assieme a Bertolini Ivano profondo affezionato conoscitore del monte per avervi trascorso buona parte della sua fanciullezza, procedevano ad un sopralluogo sul monte Nagià Grom in mezzo ad una fitta e intricata boscaglia, alcuni tratti di quelle fortificazioni nascoste e confuse dai franamenti e dalla vegetazione, ne scoprono abbondanti vestigia, ne rimangono affascinati ed entusiasti.
Dopo aver coinvolto anche tutto il consiglio direttivo, si decide di intervenire sul sito prescelto. Solo nel 2001 anche i Patti Territoriali hanno previsto lavori di recupero di trincee in Val di Gresta con spesa stanziata a carico della Provincia di Trento.
A questo punto si convenne: perché non provvedere noi con le nostre mani? Come anzidetto un provvedimento così era già nei programmi del Gruppo: il Monte Nagià –Grom possedeva tutti i requisiti voluti, il lavoro si prospettava affascinante sia per la sua natura che per la disponibilità di noi Alpini i quali offrendo gratuitamente la manodopera dei propri volontari avrebbero consentito all’Ente Pubblico un notevole risparmio economico a beneficio di altri interventi.
Si parte subito nel programmare il lavoro..
Del progetto se ne fanno carico i consiglieri incaricati Francesco Silli, Ciaghi Mariano, Girardelli Franco e Bertolini Franco.
Dopo i primi sopralluoghi e la conseguente programmazione Silli predispone le domande di autorizzazione a procedere al Comune di Mori, agli organi competenti della Provincia, al Museo storico della Guerra di Rovereto e all’Ispettorato Forestale.
Al Comune di Mori si chiede l’assegnazione delle attrezzature occorrenti dal momento che il lavoro verrà eseguito nella quasi totalità manualmente.
Si chiede inoltre un contributo in denaro per l’acquisto dei molti materiali di uso corrente e non da ultimo per sostenere le spese di approvvigionamento dei viveri e bevande da rifocillare i numerosi volontari durante le indispensabili pause del faticoso e impegnativo, ma anche ricco di soddisfazioni, lavoro domenicale.
Si riesce a riunire un meraviglioso gruppo di volontari fra i Soci ed Amici di Manzano, San Felice e Mori e con essi, nella primavera del 2001, si inizia il lavoro che domenica dopo domenica si protrarrà per anni scanditi anche da momenti di gioia e di festa per i risultati raggiunti.
Queste trincee sono visitabili grazie al lavoro di ripristino, fatto dal Gruppo ANA (Associazione Nazionale Alpini) “Remo Rizzardi” di Mori.