UN PO DI STORIA

Tratto dal libro LA GRANDE GUERRA DAL GARDA ALL’ADIGE
I dieci chilometri del fronte da Torbole all’Asmara
di Alessio Less Oswald Mederle

Il Nagià – Grom è una piccola montagna o dosso roccioso, estrema propaggine meridionale del monte Biaena, che raggiunge la quota di 783 m. partendo dai 700 m. di Manzano e dai 200 m. del piano di Loppio. La sommità è piana e, dove c’erano pascolo e bosco ceduo, gli austriaci scavarono un anello di trincee. Il nome Nagià è quello del vasto fianco occidentale e meridionale pertinente a Valle San Felice, dove si usa tale nome, che si trova inoltre nelle carte dell’esercito austriaco e italiano; la sommità e il fianco orientale sono tuttavia di Manzano, dove si usa il nome Grom. Si è così preferito chiamare la località con in doppio nome Nagià – Grom.

1914.

Alla fine del 1914 le autorità militari austriache fecero un sopraluogo e ai primi di gennaio 1915 procedettero alla realizzazione delle postazioni scelte sulla dorsale tra Creino, Stivo e Biaena. Non si hanno notizie riguardanti la progettazione o la costruzione di fortificazioni sul monte Nagià.

  1. Cartina del 9 maggio 1915 con il confine tra la Fortezza di Riva e l’Etschtalsperre o Sbarramento Val d’Adige (KA. NFA. 181 I. B. K.1543)
  2. La cartina firmata dal colonello Otto v. Ellison mostra chiaramente che non era prevista l’occupazione del monte Nagià (Ka. NFA Ktn.1349, Festung Riva, Skizze U. A. V).

1915.

Quando s’iniziò a pianificare la difesa della zona tra Val di Gresta e valle dell’Adige si decise c he il confine tra il settore della Fortezza di Riva e la Etschtalsperre [1] passasse tra Manzano e Valle San Felice; il Nagià – Grom risultava cosi l’avamposto più occidentale dell’Etschtalsperre.

Il conflitto con l’Italia sembrava ormai inevitabile e il 23 aprile 1915 il comando militare di Innsbruck ordinò l’esecuzione dell’armamento previsto per la postazione Creino con due cannoni M. 75/96 da 9 cm. e il 25 aprile 1915 ordinò l’armamento del monte Nagià – Grom con due cannoni M. 4 da 9 cm; contemporaneamente citò le postazioni attorno al vecchio forte di Pannone come postazioni avanzate che avevano il compito di coprire quella del Nagià–Grom, che rappresentava l’ala più occidentale del settore IV nell’ambito della Etschtalsperre o sbarramento Val d’Adige.

La prima notizia sull’occupazione del monte Nagià è del 6 maggio 1915, quando l’Hptm.[2] Ullmann riferì al Comando del settore IV, che all’alba del giorno seguente avrebbe occupato il monte Nagià con una squadra di 17 uomini.

L’8 maggio 1915 si segnalò la preoccupazione per il presidio del monte Nagià, le cui postazioni dovevano formare l’ala più occidentale del settore quattro nell’ambito della Etschtalsperre, e si valutò la probabile fortificazione dei suoi fianchi.

Il Comando del Rayon III [3] scrisse alla 181 IB.[4] che il giorno 6 giugno 1915 la guarnigione del Punto d’appoggio Nagià consisteva soltanto in un plotone, circa 35 uomini di fanteria; ordinò poi al Comando di brigata di provvedere ai rinforzi. In risposta il Maggiore Ullmann, comandante delle forze sul monte Faé, disse che i rinforzi potevano essere presi solo dal Battaglione di marcia X/3 oppure dalla Sezione lavoratori.

Il 6 giugno 1915 la guarnigione del Nagià-Grom fu rinforzata con un plotone (circa cinquanta uomini).

  1. Schizzo del 6 giugno 1915, dove il monte Nagià è già occupato da una piccola guarnigione, comandata dal tenente Lewandowski, primo comandate dell’avamposto, che fu comandante di artiglieria della postazione per tutto il periodo bellico. Si legge, inoltre, quasi in fondo a destra, il nuovo nome in codice Bugzwerg 181 che identificava la 181a Divisione di fanteria. Il documento è firmato dal colonello Otto v. Ellison (Ka. NFA 181 IB. K. 1542).

Nel rapporto del 10 giugno 1915 si parlava già di una linea difensiva ma in uno stato precario. Il 15 giugno si trova per la prima volta il nome del dott. Lewandowski del FAB n 4. come comandate delle artiglierie del monte Nagià-Grom, dove rimase fino alla fine del conflitto.

Il 26 giugno 1915 Il Comando del Rayon Südtirol o Rayon III. comunicò alla 181a Divisione di fanteria che una guarnigione, pure avendo subito piccole sconfitte e alla quale si fossero uniti i superstiti ritiratisi poteva e doveva opporre nuova resistenza nei punti strategici, facilmente difendibili. Per questo fine dovevano aggregarsi alle piazzeforti con artiglieria, che nel sottosettore 4 si trovavano sul Biaena e sul Faé. Per quanto tempo fossero difendibili il Monte Nagià e l’Asmara dipendeva dai comandanti di sottosettore che al momento decisivo dovevano valutare la situazione propria e quella nemica. Le citate piazzeforti dovevano avere una riserva di viveri per 90 giorni, 1000 cartucce per ogni fante e dalle 30 – 40.000 cartucce a mitragliatrice. In ognuno di questi posti dovevano esserci anche i medici e i barellieri necessari. Prima di una ritirata strategica la guarnigione di fanteria del monte Biaena avrebbe dovuto essere aumentata fino a mezza compagnia.

Il 6 luglio 1915 si prese in considerazione l’aumento della guarnigione del Monte Nagià e il 14 luglio 1915 il maggiore Ullmann precisò che sul monte Nagià, oltre agli artiglieri erano presenti 1 cadetto, 1 sergente maggiore, 1 sergente e 51 uomini che non superavano un plotone, precisando che si sarebbero potuti prende degli uomini dalla 2° Compagnia lavoratori del capitano Ing. Wittasek. La guarnigione del monte Nagià lavorava alle trincee da realizzare poiché non c’erano lavoratori civili e, dopo un combattimento, avrebbero dovuto anche riadattare le trincee distrutte; pertanto per il maggiore Ullmann sembrava giustificato il rinforzo richiesto. Secondo l’ordine della 181a IB. la sopra citata sezione lavoratori doveva fungere da riserva al sottosettore e poteva aiutare nella realizzazione delle strutture, difendendo poi quelle trincee da loro realizzate. In conclusione si dovevano ritirare 25 uomini da San Bernardo e 25 uomini da Lenzima e mandarli come rinforzo sul monte Nagià.

Il 29 luglio 1915 il comando del settore V. della Fortezza di Riva scrisse al comando della 181a Brigata di fanteria a riguardo al collegamento tra il comando di difesa del settore V. e il Distaccamento d’artiglieria Lewandowsky quanto segue: il Distaccamento d’artiglieria Lewandowsky (monte Nagià) aveva ubbidito all’ordine ricevuto (Op. Nr. 48 del 9.7.1915) e aveva inviato pattuglie verso Valle San Felice fino al rudere di Castel Gresta. Dato che questa zona si trovava davanti o direttamente nella linea degli avamposti del Distretto di difesa n. V. ed era pattugliata anche dal Battaglione di riserva n. I/37 [5] di stanza a Pannone, il quale mandava pattuglie a Valle San Felice, paese completamente evacuato, avrebbero potuto esserci incomprensioni, particolarmente di notte; si chiese allora al distaccamento Lewandowsky di tenere il contatto solo con il primo avamposto del settore vicino. Attenendosi a quest’accordo, in futuro sarebbe stato molto più facile fare delle ricerche sui presunti saccheggiatori nel paese di Valle San Felice, dato che questo luogo sarebbe stato completamente di competenza del Battaglione di riserva n. I/37 IR. [6].

Nel rapporto del mattutino del 28 luglio 2015 la batteria n. 1, monte Nagià, riferì alla 181a Brigata di fanteria lo stato degli inservienti d’artiglieria: 39 uomini, 6 animali da soma dei quali due malati e due cannoni campali M. 75/96(6) da 9 cm [7] Firmato Dr. Lewandowsky.

Il 1° settembre 1915 il Comando di Riva ordinò al Commando del Res. Baon I./37 con sede a Varano quanto segue: “Per la sicurezza delle proprie artiglierie il battaglione deve portare avanti i suoi avamposti fino all’altezza di San Rocco, Sant’Anna e monte Nagià” [8].

Con quest’ordine iniziò la presenza di una numerosa guarnigione del Nagià-Grom.

Il 2 ottobre 1915 la difesa di fanteria tra il monte Biaena, il monte Nagià, il monte Faé e Lenzima fu assegnata al II. Battaglione di riserva del Reggimento di fanteria n. 37 [9].

  1. Parte di uno schizzo del 3 ottobre 1915 che riporta i cantieri in zona, in questo caso il Monte Nagià, firmato da Robert Riehl, ingegnere del k.k. Landsturm (Ka. NFA. 181 IB. K. 1542).

Il 3 ottobre del 1915 Lewandowski era comandante di due cannoni campali da 9 cm modello 75/96 con linea di tiro principale Mori-Tierno-Marco.

  1. Rapporto del maggiore Ullmann del 3 TKJ (Tiroler Kaiserjäger), sulle forze nel settore Faé in data 3 ottobre 1915. Sul monte Nagià è presente anche un plotone di Kaiserjäger del X Battaglione di marcia. Sta scritto anche che la strada tra monte Faé e monte Nagià è dichiarata utilizzabile solo per il transito di carri ed è definita miserabile (Ka. NFA. 181 IB. K. 1542).

Il 27 ottobre 1915 sul monte Nagià la guarnigione era formata da tre plotoni della 7° Compagnia del II./37 e da un plotone della sezione lavoratori 20/T con due cannoni da campo da 9-cm-M.75/96. Gli osservatori riferirono che ogni tanto il monte Nagià era fatto segno di granate da 149 mm. dalla sella di San Valentino o dalla zona del monte Altissimo.

Il 28 ottobre 1915 fu indicato al Comando della 181a Divisione di fanteria di tenere il monte Nagià il più al lungo possibile in caso di attacco; la sua guarnigione era forte di due cannoni campali M. 75/96 da 9 cm, di un plotone di fanteria e di ½ Compagnia di lavoratori militarizzati (vedi il 27 ottobre); da esso si riusciva a tenere sotto fuoco le linee di avvicinamento da Loppio a Valle San Felice e, di seguito, anche verso San Bernardo.

Nell’eventualità di un ordine di evacuazione del monte Nagià furono date le seguenti istruzioni: i due cannoni sarebbero stati trasportati sul monte Faé e appostati nelle line di difesa con direzione est per contrastare un eventuale attacco nemico dalla zona di Lenzima. Già il giorno precedente erano state traportate 440 granate sul monte Faé su ordine del sottocomando. La ½ Compagnia di lavoratori militarizzati aveva l’ordine di ritirarsi su San Bernardo rinforzandovi la guarnigione.

Al plotone di fanteria era stato ordinato di tenere le posizioni il più lungo possibile ritirandosi poi verso San Bernardo.

Se mi fossero assegnate due Compagnie con una sezione mitragliatrici mi impegnerei a respingere qualsiasi attacco al sottosettore. A mio avviso sarebbe vantaggioso mettere tutte le truppe e artiglierie a ovest dell’Adige, iniziando da Asmara, sotto il mio comando. Segue un elenco delle truppe e artiglierie della zona interessata e una firma illeggibile [10].

Il 30 ottobre 1915 la k. u. k. 181a IB. ordinò all’Obstlt. Eckel quanto segue:

Le due Compagnie lavoratori presenti sul monte Faé, sul San Bernardo e sul monte Nagià saranno ispezionate il più presto possibile da Sua Eccellenza Obstlt. Eckel in rappresentanza del Comando di brigata. Sarà poi stilato un rapporto con questi punti chiave: ricoveri, vestiario, rifornimento viveri, organizzazione, servizio interno, igiene e pulizia, sorveglianza durante i lavori. I reparti lavoratori dovranno trovarsi presso i loro ricoveri per l’ispezione[11]..

L’Oberstleutnant Eckel riguardo all’ispezione eseguita il 4 novembre 1915 alle Sezioni lavoratori n. 19/T e 20/T sul monte Nagià, a Lenzima e sul monte Faé presentò il rapporto seguente.

Sezione lavoratori n. 20/T a San Bernardo e sul monte Nagià:

  1. Ricoveri.

    A San Bernardo sono alloggiati il comandante di compagnia, la fureria e ½ compagnia con 105 uomini; sul monte Nagià, ½ compagnia di 97 uomini. I ricoveri di San Bernardo sono fatti con lamiere ondulate e quelli sul monte Nagià sono baracche di legno. Le baracche hanno una copertura a prova di Shrapnel (schegge), sono asciutte piene di luce, riscaldabili e defilate dalla vista del nemico.

  1. Vestiario.

    Il vestiario lascia a desiderare. Molte giacche e pantaloni sono rotti. Ho visto cappotti e berretti di alcuni uomini grigio luccio e Kalbsfelltornister [12]. Ogni uomo possiede due paia di scarpe, un set completo invernale e un gilet di pelle; mancano calzini di lana, fasce mollettiere, guanti di lana e sciarpe. A San Bernardo ogni uomo ha tre coperte e sul monte Nagià ne ha due. I sacchi di paglia ci sono. Le cinture mancano ma sono sostituite da spago. Alle compagnie è stato ordinato di richiedere il vestiario mancante e di far pervenire quello lacerato al posto di raccolta vestiario.

  1. Rifornimento viveri.

    Buoni e in abbondanza. In cucina regna la pulizia e l’ordine. A ogni uomo è stata distribuita una razione d’emergenze e quattro di riserva. Si devono ancora procurare i sacchetti per viveri.

  1. Organizzazione.

     Il comandante di compagnia è Lt. i. d. Res.[13] Josef Sauermann, del IR. 76, con i Fähnr. i. d. Res.[14] Dr. Stefan Hejjas del IR. 84, che ha il comando sul monte Nagià. La compagnia è suddivisa in 4 plotoni, ha 187 uomini e per ogni ½ compagnia c’è una pattuglia di sanità con un sottufficiale e 4 uomini ciascuna come barellieri.

  1. Servizio interno.

      Il servizio è svolto secondo il regolamento. Nell’ufficio di compagnia regna l’ordine. I protocolli e le annotazioni prescritte sono eseguiti. Il rapporto di compagnia sul monte Nagià e a San Bernardo sono eseguiti ogni giorno dopo il lavoro mattutino. Sul Monte Nagià gli ordini per il giorno seguente sono distribuiti tramite il comandante della ½ compagnia a fine lavoro.

  1. Igiene e pulizia.

    Nei ricoveri, pozzi e fontane, cucine e d’intorni regnano l’ordine e la pulizia. Le latrine sono disinfettate giornalmente, gli avanzi di cucina sotterrati. Non esistono bagni. L’acqua potabile è buona e abbondante. A San Bernardo esiste un acquedotto che porta l’acqua direttamente da una fonte montana. Sul monte Nagià l’acqua potabile è trasportata giornalmente da Manzano tramite dei muli. L’acqua potabile della cisterna in loco è presa solo in casi d’emergenza. Gli uomini sono puliti e senza parassiti. La ½ compagnia va alla visita medica nei pressi del monte Faé. Alla ½ compagnia di San Bernardo visita il San. Fähnr[15] Anton Slebodzinski. In entrambi i posti non esiste una stanza per ammalati. Un equipaggiamento sanitario si trova a San Bernardo mentre sul monte Nagià è inesistente. A San Bernardo ci sono i farmaci necessari. Ogni uomo è munito di pacchetto di medicazione e di una pezza di cotone imbevuta contro i gas nocivi.

  1. Sorveglianza durante i lavori

     La suddivisione dei gruppi di lavoro sul monte Nagià è fatta ogni mattina dal Ldst. Ing.[16]  Robert Riehl prima dell’inizio lavoro. Egli sorveglia anche i cantieri di lavoro facendosi aiutare dai sottufficiali assegnati. A San Bernardo i gruppi di lavoratori sono composti dal Ldst. Ing. Paul Kudernatsch, che insieme a capo gruppi e graduati sorvegliano il loro lavoro. Si lavora giornalmente dalle ore 7:00 alle 12:00 e dalle ore 13:00 alle 17:00. Domenica pomeriggio riposo, pulizie e controlli.

Riassunto.

La compagnia è in uno stato quasi buono. Il ricovero e i rifornimenti viveri sono adeguati. Il vestiario ha ancora dei difetti; è stato richiesto quello mancante e sarà mandato alla raccolta indumenti quello difettoso. In caso di attacco nemico la compagnia dovrà affermarsi. Nel periodo invernale l’addestramento e il tiro a segno dovranno essere intensificati; questo è al momento impossibile per mancanza di tempo.

Firmato: Eckel, Oberstleutnant [17].

Si legge nel diario della 181a ID del 3 e 8 novembre 1915 che gli osservatori riferirono che il monte Nagià era preso di mira, come altre volte, dalla solita batteria di cannoni da 149 mm. apostata nella sella di San Valentino [18].

Il 23 novembre 1915 il Comando dell’8a Divisione di fanteria ordinò alla 181a IB. che una sezione intera di lavoratori militarizzati doveva essere destinata solo al monte Nagià, anche se generalmente era la Divisione a disporre delle sezioni lavoratori; questo andava fatto il più presto possibile.

Lo stesso 23 novembre 1915 il Comando della 181a IB. mandò al Comando del sottosettore Etschtal il seguente schizzo con relativa proposta di realizzazione.

  1. Schizzo del 23 novembre 1915; è segnato in rosso quanto venne proposto e in verde è quanto già esisteva (KA. NFA. 181a IB. K. 1543).

Lo stesso 23 novembre 1915 il comando della 181a IB. mandò al comando del sottosettore Etschtal questo schizzo con relativa proposta di realizzazione. In aggiunta allo schizzo del 23 novembre si legge:

I reticolati possono essere prolungati col tempo fino al boschetto a nordovest della postazione di Costa. Data la ripidità del costone di Costa verso ovest e nordovest le nostre difese da realizzare sono quasi inattaccabili anche senza reticolati. Esse sono il collegamento con le postazioni del I/37. Per le postazioni di mitragliatrici si potrebbero utilizzare la collinetta, dove in questo momento si trova l’avamposto, e il costone roccioso di Costa come è indicato sullo schizzo. La direzione principale di tiro delle mitragliatrici è sud, sud-ovest e sud-est. Si prevede una caverna a Costa sotto quota 894, nella prima linea, defilata e non visibile al nemico; la sorgente nella vicinanza della caverna progettata è abbondante. Nell’attuale postazione avanzata esistono caverne naturali che possono essere allargate con facilità [19].

Il 25 novembre 1915 il k. u. k. Commando Rayon III ordinò alla Fortezza di Riva e alla 8a Divisione di fanteria di predisporre una cintura di piccoli posti di guardia attorno al monte Nagià:

La postazione del Nagià è da tenersi il più al lungo possibile e devono essere predisposti una serie di piccoli avamposti per contrastare qualsiasi aggiramento della postazione.[20].

I dettagli dovevano essere elaborati di comune accordo e si doveva fare un piccolo rapporto ogni cinque giorni indirizzato al commando. Gli italiani tuttavia si limitarono a scaramucce ed a duelli di artiglieria.

Il 30 novembre 1915 il k. u. k. Comando del Rayon III ordinò alla batteria di cannoni campali 6/8 di avanzare occupando le seguenti posizioni:

a) due cannoni nell’avvallamento tra il Blockhaus Pannone e i ruderi di Castel Gresta con direzione di tiro verso Mori;

b) due cannoni nella sella tra monte Faé e San Bernardo con direzione di tiro verso Dosso Casina.

Il compito principale dei cannoni era difendere il terreno anti e retrostante la piazzaforte del monte Nagià coprendo i fianchi verso Loppio e verso la Valle dell’Adige. Il cannone già appostato al Blockhaus Pannone sarebbe rientrato a Riva. La batteria, anche se divisa, sarebbe rimasta sotto un comando unico assegnato al settore di confine 4. Nel caso di un attacco diretto la sezione di stanza in Val di Gresta sarebbe rientrata sotto il comando del settore di zona. Si ordinò inoltre di partire il 2 dicembre dalla valle di Cei per giungere nella postazione prevista, di notte e possibilmente nascosti dalla nebbia. Appena i cannoni fossero stati pronti al fuoco sarebbero giunte dal Comando nuove istruzioni [21].

Il giorno 11 dicembre 1915 il sottosettore monte Faé scrisse alla 181a ID nel rapporto sull’avanzamento dei lavori di fortificazione del monte Nagià:

Punto 1. Gli avamposti di quota 907 e a nord di quota 894, Costa, dipendenti da San Bernardo, sono già stati apprestati. Si sta lavorando a completare le fila di reticolati davanti agli avamposti.

Punto 2. L’occupazione del costone di Costa con un plotone della 5a compagnia, di stanza a San Bernardo, e dell’VIII/4 sezione mitragliatrici Honvéd dal monte Nagià sarà eseguita non appena finita la costruzione del ricovero.

Punto 3. La quota 782, appena a nord del monte Nagià, sarà occupata da una squadra della ½ compagnia di guarnigione sul monte Nagià.

Punto 4. Fino alla costruzione dei ricoveri a sud di Manzano, un plotone della 7a compagnia e ½ Sezione lavoratori Landsturm n. 264/I alloggerà in paese. Questo plotone occupa le postazioni quasi finite nella forra a sud di Manzano, fino a circa 600 passi a est di Santa Apollonia.

Punto 7. Dal pomeriggio dell’11 dicembre 1915 due plotoni della 7a compagnia saranno sul Monte Nagià, un plotone sarà a Manzano e uno a Isera.

Punto 8. Questi plotoni faranno servizio negli avamposti della loro zona.

Punto 9 Le unità di questi appostamenti avranno bisogno di bombe a mano, pistole da segnalazione, munizioni relative e granate illuminanti come mezzi di combattimento speciali.

Punto 10. Sarà mostrato uno schizzo della disposizione dei plotoni, dei trinceramenti e degli avamposti [22].

  1. Schizzo pervenuto a seguito della relazione dell’11 dicembre 1915 (KA. NFA. 181 IB. K. 1327).

Dal diario della 181a ID del 20 dicembre 1915: Tra la batteria del monte Nagià e quella nemica a nordovest di quota 912, a ovest di Crosano duello d’artiglieria. Il fuoco è di poca intensità [23].

1916.

Il diario della 181a ID austriaca riporta al 4 gennaio 1916:

Alle ore 14:15 la batteria n. 1 del monte Nagià tirò 6 colpi su un gruppo di lavoratori ai piedi di Talpina. Per questo motivo il monte Nagià fu bersagliato da un fuoco intenso con 34 granate. Anche la batteria n. 2 tirò allora, poco dopo l’apertura del fuoco italiano, sulla batteria nemica di monte Giovo, che, di conseguenza, rallentò il fuoco. Infine alle ore 14:45 anche una batteria del monte Creino apri il fuoco sulla batteria del monte Giovo, la quale cessò di sparare alle ore 15:00[24].

Si legge su un foglio di servizio austriaco del 29 gennaio 1916 che un sottotenente, nel suo rapporto al comando del IR. 37, fece presente che il cocuzzolo a quota 544, posto alla destra del rio Manzano[25], il giorno precedente era stato occupato come avamposto da un sottufficiale e da sette uomini; il sottotenente si lamentò che il contingente era poco numeroso e che l’unica via di collegamento era completamente in vista del nemico. Se l’avamposto fosse stato attaccato e se il sentiero d’accesso fosse stato colpito dal fuoco d’interdizione nemico, la guarnigione avrebbe corso il rischio di essere presa prigioniera. Esso venne in seguito denominato Vordere Manzano-Stellung o postazione avanzata Manzano; questa è una delle poche notizie sugli avamposti a sud del monte Nagià.

Il comandante del settore propose alla 181a ID. quanto segue:

Gli avamposti n. 1 e n. 2 che sono all’estremità del lato destro del proprio settore si trovano in rapporto diretto con la postazione principale; dato che i propri avamposti del Nagià e del settore di Riva sono situati abbastanza distanti e dinanzi alla linea principale, sono superflui e per questo intendo ritirare questi avamposti facendo occupare le trincee solamente con nuclei di 4 uomini del plotone di riserva sito a San Bernardo. Rendendo così libero il plotone presente sul posto, posso metterlo a disposizione della postazione del monte Nagià, perché quest’ultima non riesce più a coprire tutti i servizi richiesti. Se collocassi 5 avamposti la guarnigione si indebolirebbe ulteriormente e questo sarebbe inaccettabile. Chiedo l’autorizzazione.

Nella nota in fondo al documento si legge: concesso [26].

Il 31 gennaio 1916 giunse a gran parte della II/37 IR l’ordine del cambio che doveva essere eseguito entro il 3 febbraio. La nuova guarnigione del gruppo di combattimento Nagià, sotto il comandante Hptm. Czegledy, era composta dalla 7a compagnia del battaglione Landesschützen IV/II [27], ½ compagnia combinata II/37 e dalle sezioni mitragliatrici VII e VIII/H 4.

Il 2 febbraio anche il resto dell’IR. 37 sotto il comando del Oblt. Bovonyi venne ritirato da San Rocco [28] e mandato a riposare nelle retrovie.

Dal 2 febbraio 1916 in poi il commando del Rayon III ordinò alla 181 IB. e al sottosettore 4 di cancellare tutte le suddivisioni precedenti adottando d’ora in avanti per il sottosettore 4 le seguenti tre grandi ripartizioni: U.A. 4° [29], U.A. 4b, U.A. 4c.

L’ U.A. 4 a sua volta era formato dai gruppi:

Gruppo di combattimento Nagià:

appostamenti Costa,

punto d’appoggio Nagià,

appostamenti Rocco.

 

Gruppo di combattimento Faé:

appostamenti Nomesino,

appostamenti Faé,

appostamenti Lenzima.

 

Si dovevano formare le riserve di Brigata, una alla destra e l’altra alla sinistra dell’Adige a motivo dell’enorme estensione del settore 4. La riserva di destra o occidentale aveva la sua base nell’accampamento Lager Verde [30], situato tra Faè e Lenzima. Questa disposizione entrò in vigore alla mezzanotte del 5 febbraio 1916.

Al momento nella caverna grande del monte Nagià dormivano due plotoni, in tutto 120 uomini. Un plotone rimase in una casa di Manzano fino a quando non furono portati a termine i ricoveri.

  1. Sulla cartina si distingue il campo d’azione dei due gruppi di combattimento, Nagià e Faé (KA. NFA. 181 IB. K. 1542).

Il 2 febbraio 1916 il Comando del settore 4 ordinò al sottosettore monte Faè di dare il cambio all’ultima compagnia del Battaglione di riserva II/37 mandandola a riposo nelle retrovie. Doveva perciò essere ritirata dal Gruppo di combattimento Nagià quella parte che si trovava nella postazione Rocco comandata dal tenente Bovonyi. Al suo posto la postazione Rocco sarebbe stata presidiata dal 5° plotone dell’ottava compagnia e dallo Streifdetachement o distaccamento mobile. Le due sezioni dovevano essere unificate in una ½ compagnia sotto un solo comando. In caso di necessità alla ½ compagnia dovevano essere aggregati uomini provenienti da altre unità, portandola così al numero richiesto. Da quel momento doveva essere identificata sotto il nome di ½ Compagnia combinata del Battaglione di riserva II/37 IR [31].

Ai comandanti d’artiglieria austriaci fu concessa la decisione di aprire il proprio fuoco limitatamente contro salmerie, contro gruppi che lavoravano a strade o trincee, contro baraccamenti avversari. Ma se si trattava di un consumo superiore ai 20 colpi a batteria si doveva richiedere il permesso al comandante di settore. In ogni caso le singole batterie dovevano avere tale riserva di proiettili d’artiglieria da riuscire a bloccare un attacco di fanteria nemica nei pressi della propria linea di difesa principale; si doveva peraltro risparmiare il più possibile.

Il 4 febbraio 1916 un ufficiale sconosciuto annotò su un foglietto: Costa e monte Nagià 7a Compagnia, Sant’Apollonia 5a Compagnia, sezioni mitragliatrici VII e VIII; San Bernardo sembra completamente abbandonato.[32]

  1. La cartina del 3 febbraio 1916 evidenzia le postazioni italiane risultanti agli austriaci.

Didascalia: 1 = trincee davanti al Castel Capidello (castello di Dosso Maggiore), si suppongono costruite in cemento e coperte; a ovest delle stesse si vedono reticolati fino a quota 931; 2 = trincee di Talpina; 3 = trincee e reticolati sul monte Giovo; 4 = strada mimetizzata Castione – San Rocco, protetta da cavalli di frisia antistanti; vivace viavai all’entrata del paese di Castione; 5 = cantiere; 6 = trincee e reticolati a Castel Palt; 7 = vivace attività di costruzione di trincee e di caverne vicino al Castell Sotto (Sotto Castello); 8 = trincee e ricoveri a seghe ultime; 9 = cantieri sui pendii sotto M.te Sella (Zéle); 10 = tagliata stradale, quattro settimane fa ancora occupata da guardie, ma che ora sembra deserta; 11 = gruppo di case circondate da reticolati, una costruzione di sacchi di sabbia, una baracca a ca. 30 m. a est del gruppo di case serve come ricovero per 40 uomini; 12 = quota 489 difesa da un piccolo punto d’appoggio; 13 = trincea di sacchi di sabbia e ricovero alla fine del lato sudovest; un camminamento dovrebbe portare da lì fino a quota 489; 14 = il Piantino è ben difeso, postazione con mitragliatrice MG 15; avamposto su Carpene (KA. NFA. Abschitts-Kmdo Oberst Dirtina K. 1258).

Il documento sottostante ci dà una panoramica dell’artiglieria e dei suoi comandanti nei singoli sottosettori del settore 4 [29].

Archiv Mederle, Brixen

  1. La cartina del 4 febbraio 1916, allegata alla soprascritta nota dell’ufficiale sconosciuto, evidenzia tutti gli avamposti in zona, il nome del comandante del settore, che era il Tenente Colonnello Feigl, quello del Gruppo di combattimento Nagià, che era il capitano Szegledy e quello del Gruppo di combattimento Faé, che era il maggiore Kafka (KA. NFA. 181 IB. K. 1542).

Si presenta di seguito uno schizzo completo e probabilmente definitivo delle difese sul monte Nagià – Grom, che porta la data del 6 febbraio 1916 e che è firmato dall’Oblt. Simon, vicecomandante del Gruppo di combattimento Nagià.

  1. Piantina del Nagià – Grom datata 1916. Traduzione della didascalia: Be1, postazione d’osservazione del comandante del gruppo di combattimento durante un attacco nemico; K, caverne; M, magazzino; Kü, cucine; Z, cisterna dell’acqua; B, posizioni d’artiglieria; I – XIV, trincee di combattimento; Be, postazioni d’osservazione; Mg, postazioni di mitragliatrici; L, trincee d’avvicinamento; MW, postazione del lancia mine; MM, magazzino munizioni; U, ricoveri; Ko , casamatta. (KA. NFA. Abschnitt-Kmdo. Oberst Drtina K. 1258 – Skizzen)

  1. Gli schizzi rappresentano, il primo Nagià e Manzano il secondo Costa, sono firmati dal capitano Szegledy, comandante del Gruppo di combattimento Nagià.

Didascalia: camminamenti e caverne finite; camminamenti in costruzione; camminamenti progettati; caverne in fase di costruzione; caverne progettate; reticolati programmati; linee telefoniche progettate; postazione per mitragliatrice occupate; eventuale postazione di mitragliatrice; faro in fase di costruzione; lanciamine. (KA. NFA. Abschnitt-Kmdo. Oberst Drtina K. 1258 – Skizzen)

  1. Schizzo del 7 febbraio 1916 con le postazioni realizzate a Costa sopra Manzano (rielaborazione Archiv Mederle, Brixen).

Rapporto del 14 febbraio 1916 con osservazioni sulle linee italiane fatte dal monte Nagià:

Da Carpené fino al Piantino vi sono estesi reticolati e in parte trincee. Il Piantino è munito di due mitragliatrici e di nove feritoie per fanteria; una nostra mitragliatrice ha già sparato verso tale postazione. Attorno a Castione si trovano reticolati; tra Castione e San Rocco si vedono camminamenti e, si suppone, una mitragliatrice. Il monte Giovo è ben fortificato e circondato da reticolati che in certi tratti sono ingenti. Si nota che le batterie da combattimento ravvicinato del monte Giovo, ma anche quelle pesanti di Cornale, Passerini e Cazzano non sparano da due settimane; solo la batteria da 85 mm., apostata a quota 912, spara giornalmente. Negli ultimi tempi l’avversario ha fatto diverse esercitazioni con riflettori tra Riva e il Creino. La posizione del riflettore si trova a est del Lago di Garda [33].

Il 24 febbraio 1916 furono ritirati dal Nagià i resti del Battaglione di riserva II/37 compreso il distaccamento esplosivi. In sostituzione fu assegnata la 12a Compagnia Landesschützen, in parte comandata nella Postazione Rocco e in parte tenuta come riserva di sottosettore. La 10a compagnia del Battaglione di riserva III/37 dovette essere impiegata tra la Postazione Costa e il monte Nagià, ma non senza essere orientato in precedenza dalla guarnigione in partenza. Il distaccamento mobile Landesschützen IV/II divenne riserva di Brigata con sede al Lager verde nei pressi di Lenzima.

Il 26 febbraio 1916 il comando della 181 IB. criticò con impazienza e nuovamente la mancanza d’iniziativa del sottosettore 4, in special modo riguardo la zona a sud della posizione Rocco – Nomesino. Si riferiva all’ordine dato con Op. 99 con il quale si comandarono delle azioni contro gli avamposti nemici, per sostituire la passività con una aggressività generale. Si doveva anche rilevare che le unità austriache non erano mai riuscite a sorprendere e a colpire col proprio fuoco unità di cambio italiane, mentre loro sì. Questa circostanza esprimeva da sola il verdetto su tale comportamento e d’allora in poi sarebbe stato richiesto un rapporto giornaliero [34].

Il 3 marzo 1916 il sottosettore 4a – Biaena era comandato dal colonnello Kafka e il gruppo di combattimento monte Nagià era comandato dal capitano von Czegledy. Quest’ultimo aveva, sulla linea del fronte, la 10a compagnia del IV./II. Landesschützen e il distaccamento mobile, due mitragliatrici del VIII/ k.u. LJR 4 e due del VII/k.u. LJR 4 [35]. Il Tenente Levandowsky comandava i due cannoni da campo da 9-cm-M. 75/96 della 1. batteria sul monte Nagià e i due cannoni da montagna da 7,5-cm-M. 15 a Castel Corno [36].

La Ldst. G. Ass. Komp.[37] diede il cambio alle truppe sul monte Nagià entro l’11 marzo 1916; ma poiché chi subentrava non aveva mezzi per il combattimento ravvicinato, rimase in zona un piccolo nucleo di sottufficiali delle truppe presenti in precedenza per l’addestramento della truppa. Finito l’addestramento, si riunirono con la loro unità.

Il 14 marzo 1916 la fortezza di Riva mandò a Manzano la prima Compagnia Ersatz [38] del Battaglione Landsturm n. 172 e la Compagnia di riserva del I/37 IR., dove il comandante del Gruppo di combattimento Nagià, Hptm. Scegledy, li prese in consegna e li assegnò ai singoli posti di guardia [39].

Nel diario della Fortezza di Riva si legge ancora, il 25 marzo 1916, che il vallone di Nomesino, Manzano e l’avamposto vicino a Sant’Apollonia erano sotto il fuoco moderato delle artiglierie italiane. Rovereto era cannoneggiata dalle 4 del mattino con fuoco crescente. Sui binari vicino a Ischia fu sorpresa e ricacciata una pattuglia italiana, che si ritirò con due feriti. Un gendarme trovò nell’Adige una bottiglia con 44 sassolini, per probabile azione di spionaggio. Tempo: pioggia; sul Biaena nevica a tratti; sulle montagne circostanti, bufera. L’informazione proveniva dal Comando della 181a IB [40].

Il 28 marzo 1916 l’Obstlt. Putzker assunse il comando del settore 4.

Il 30 marzo 1916 la Festung Riva ritirò dal monte Nagià le sue unità d’appoggio, la R. K. I/37 e il Lst. Baon 172, facendole rientrare a Chienis. Esse furono sostituite dallo Standschützen-Baon [41] Kitzbühel. Il Gruppo di combattimento Nagià disponeva ora di 368 uomini armati con fucili; 200 del Lst. I. Baon IV. e 168 dello Standschützen Baon Kitzbühel . L’altra parte del Kitzbühel integrò le fila dei soldati del monte Faé. La forza del Kitzbühel suddivisa su tre compagnie era di 13 ufficiali, di 344 uomini dei quali 251 armati con fucile e di 17 cavalli. Lo Standschützen-Baon Reutte I., con 12 ufficiali, 311 uomini dei quali 275 armati con fucile e 18 cavalli, occupò le baracche del Lager Verde rimanendovi come riserva di sottosettore. L’Obstl. Putzker fu il nuovo comandante dei Gruppi di combattimento Nagià, Faé e Isera dal monte Nagià al fiume Adige. In precedenza il Gruppo di combattimento Nagià contava 470 fucili e il Gruppo di combattimento Faé, 570 [42].

Alla fine del marzo 1916 fu inoltrata al Gruppo Comando genio della 181 IB. la seguente piantina del Monte Nagià, dove si potevano vedere le mine difensive previste.

  1. Piantina del 28 marzo 1916 che indicava le mine del monte Nagià antistanti i reticolati o localizzate in mezzo ad essi; le mine si potevano innescare dalle stesse trincee (KA. NFA. Abschnitts-Komdo. Dirtina K. 1258).

Il primo aprile 1916 il gruppo di combattimento Nagià suddiviso nelle postazioni Costa, Nagià e Rocco, era composto dalle seguenti unità:

– in linea, 1 compagnia del IV Landsturm e 2 compagnie Standschützen Baon Kitzbühel,

– 4 mitragliatrici del k. u. reggimento di fanteria n. 4,

– la batteria n. 1, composta da due cannoni modello 75/96, calibro 9 cm,

– un faro da 60 cm e uno da 70 cm,

– un lanciafiamme,

– un lanciamine,

– due compagnie Standschützen Baon Kitzbühel come riserva,

– k. u. sezione lavoratori e prigionieri di guerra n. 1b/IV.

Il 3 aprile 1916 fu inoltrata una relazione al Comando del Rayon III sui progressi delle costruzioni difensive dei singoli gruppi di combattimento nel sotto settore 4. Kgr. Nagià.

  1. Linea degli avamposti. Davanti agli avamposti 1 – 3, tre fila di reticolati ultimati. Si stanno inoltre costruendo reticolati elettrificati a tre fila; tempo per l’ultimazione circa 10 giorni. Davanti ai posti avanzati 4 – 7 vi sono cavalli di frisia.

Trincee: tutte difendibili.

Ricoveri: negli avamposti da 1 a 4 sono a prova di piccolo calibro, nel resto degli avamposti sono a prova di Shrapnel. Tutti saranno ancora rinforzati.

Collegamenti: ovunque, vie d’accesso coperte. In parte sono camminamenti.

  1. Linea di difesa principale.

Costa: finito l’allestimento come punto d’appoggio; le due caverne per 60 uomini sono a prova di ogni calibro, in più i ricoveri si trovano in una zona defilata ai tiri d’artiglieria.

Nagià: finito. Le trincee sono in cemento. I reticolati sono chiusi ed hanno dalle 4 alle 8 fila di reticolati. Tre caverne, due per la fanteria e una per l’artiglieria, protette contro ogni calibro e inoltre due caverne per sedersi, ancora in costruzione. Due caverne per le munizioni, protette contro ogni calibro. Un faro elettrico da 60 cm., installato e protetto dai i calibri medi. Collegamenti: ovunque camminamenti a profondità d’uomo. Le mine antistanti o tra i reticolati si possono innescare dalle trincee.

Manzano: due fila di reticolati e due sbarramenti di rami; trincee, tutte difendibili; due caverne, tre ricoveri in costruzione ma si possono già usare come caverne per sedersi; ovunque camminamenti.

I tre punti d’appoggio sono circondati da reticolati e collegati con questi ultimi e tra di loro. Il collegamento col Settore Riva va tenuto tramite la linea degli avamposti e la linea di difesa principale.

          Di mezzi di combattimento speciali il settore ne possiede quanti bastano.

Ogni gruppo di combattimento ha una riserva di pronto intervento ben protetta e soprattutto c’è quella di settore; tutte sono ricoverate in caverne o in ricoveri. In tutto il settore si hanno 500 colpi di munizioni prescritte per ogni fucile o uomo.

Vettovagliamento: per la guarnigione attuale si dispone nei magazzini superiori per 5 giorni e in quelli presso la truppa per 3 giorni.

Sanità: vi sono posti di medicazione in caverne e baracche sanitarie sul territorio [43].

  1. Schizzo del 7 aprile 1916 con le posizioni austriache fra Manzano e Nomesino.

   = Trincee aperte; la numerazione è continua va da 1 a 12 e da destra a sinistra.

xxx  = Reticolati; dove il segno è interrotto ci sono i reticolati per pendii e per                pareti rocciose.

= Camminamenti; uno da Manzano porta alla trincea e al ricovero n. 1 e l’altro porta alla caverna n.2.

= Ricovero n. 1 fino alla trincea n. 1 (per 7 uomini); ricovero n. 2 fino a trincea n. 2 (per 12 uomini); ricovero n. 3 vicino alla trincea n. 7 (per 20 uomini); ricovero n. 4 vicino alla trincea n. 9 (per 7 uomini); ricovero n. 5 vicino alla trinca n.9 (per 12 mitraglieri).

= Caverne; la n. 1 per 20 uomini, in costruzione, ma già profonda 3 m.; ugualmente per la caverna n. 2.

T = Linee telefoniche, da Manzano al monte Nagià, da Manzano al ricovero n 1 e poi fino all’avamposto n 6, dal ricovero n 1 al ricovero n 4 vicino alla trincea n. 9, da Manzano a Nomesino.

= Avamposti n. 6 e n. 7.
= Sentiero che porta da Manzano agli avamposti.

= Postazioni per mitragliatrici nelle trincee n. 1, 7 e 11, presidiate da due turni giornalieri.

 

 

Nel rapporto unico del 10 aprile 1916, destinato al Comandante del Settore 4, Obstlt. Drtina, i singoli gruppi di combattimento elencarono i posti avanzati di entrambi gli schieramenti, austriaco e italiano.

Tutti gli avamposti sono circondati da reticolati a una o più fila. Le trincee sono scavate nella terra viva o, dove c’è roccia, costruite con sacchi di sabbia e con scudi. Il lavoro di rinforzo è eseguito solo di notte.

Carpene:    singoli posti avanzati di guardia; forza sconosciuta.

Loppio:      un avamposto con ricoveri per almeno due plotoni; nelle vicinanze della chiesa si suppone la presenza di un cannone.

Piantino:    posto di guardia con circa 20 uomini, circondato da reticolati; la casa è munita di feritoie.

Loppio – Mori vecchiolungo la strada vi è un avamposto in una grande casa e due casette sono protette da scudi; vi sono 14 uomini e un cane.

Sbarramento stradale Loppio – Mori vecchio:      costruito dall’avversario ma mai occupato.

A Sud del nostro posto n. 6 o di Sant’Apolloniatrincee con reticolati; di giorno, quando non lavorano, è occupato solo da guardie; c’è un collegamento telefonico. [44].

 

  1. Sulla cartina sono segnati gli avamposti degli schieramenti, citati nel rapporto del 10 aprile 1916; rossi gli italiani, blu gli Austro-Ungarici (ridisegnata da O. M.).

I posti avanzati austriaci della Kampfgruppe Nagià avevano le seguenti guarnigioni.

Posto di guardia numero di giorno di notte
FW n. 1

FW n. 2

FW n. 3

FW n. 4

FW n. 5

FW n. 6 detta anche di San Rocco

16 uomini

11 uomini

9 uomini

5 uomini

10 uomini

12 uomini

Uguali giorno e notte.

Dopo il 10 aprile 1916 e il rapporto sulla sua consistenza, tutto il sottosettore 4a austriaco divenne attivo e attaccò le postazioni italiane contrapposte. Il Gruppo di combattimento Nagià attaccò le postazioni a valle di Sant’Apollonia. Il Gruppo di combattimento Faé attaccò le postazioni a valle di Nomesino, comprese le quote 489, 404, e verso Mori. Il Gruppo di combattimento Isera attaccò le postazioni attorno a Seghe Prime.

Nella notte del 10 aprile 1916 un dirigibile italiano bombardò Riva del Garda, allora il 15 aprile 1916 l’Obstl. Firbas, comandate d’artiglieria austriaco del settore Etschtalsperre, ordinò che i riflettori da combattimento a distanza e le batterie antiaeree organizzassero un servizio di osservazione 24 ore su 24. Se si avvistava un velivolo nemico, si doveva dare subito l’allarme e avvertire Firbas a Nomi. Per coordinare meglio la difesa antiaerea, i comandanti dei riflettori e quelli delle batterie antiaeree dovevano raccordarsi tra di loro già dal momento presente. Dovevano eseguire l’ordine:

il comandante alfiere Kohl del riflettore da 60 cm. sul monte Nagià,

il comandante Ing. Lt. Murer del riflettore da 60 cm. su Asmara,

il comandante Lt. Hoerl del riflettore da 120 cm. su Asmara,

i comandanti delle batterie n. 2 sul Biaena e canoni da montagna 6/8 a Castel Corno.

Il 17 aprile 1916 nel rapporto sul Gruppo di combattimento Nagià, inviato alla 57. I. T. D.[45], il Comandante Hptm. Scegledy elencò le forze presenti:

  1. Compagnia del Landsturm IV., due mitragliatrici del VIII/k. u. LIR 4 e due VII/ k. u. LIR 4, due cannoni da campo da 9-cm-M.75/96, due fari uno da 60 cm. e uno da 70 cm., un lanciamine e un lancia fiamme. Come Sezione lavoratori sono elencati la 264/ Lst. 1 e la A. A. 4 [46] entrambe con 5 plotoni e entrambe sul Biaena; la k. u. A. A 1b/IV. nei pressi del monte Nagià [47].

 Con l’avvicinarsi dell’offensiva austro-ungarica del maggio 1916 i pattugliamenti aumentarono e venne incrementata l’attività dell’artiglieria. In concomitanza poi con l’Offensiva di maggio gli italiani abbandonarono le postazioni a valle del Nagià-Grom e nella valle del Cameras e si attestarono sul fianco settentrionale del monte Baldo[48]. Venne meno di conseguenza il pericolo di un’avanzata italiana verso la Val di Gresta o verso il monte Faé e allora il compito della guarnigione Nagià consistette in un aumento del raggio del fuoco d’interdizione e nel rafforzamento delle proprie postazioni in relativa calma.

  1. La cartina evidenzia i due schieramenti nel Settore 4°: blu, schieramento austriaco; rosso, schieramento italiano; verde, il Gruppo di combattimento Nagià (Kgr. N) e quello del Faé (Kgr. F) (KA. NFA. Abschnits- Komdo. Oberst Drtina, K 1258).

Il 24 aprile 1916 l’Obstlt. Franz Drtina, comandante del sottosettore 4, elencò nel settore del Kgr.[49] Nagià, in un rapporto destinato alla k. u. k. 57 ITD.[50] , 2 lanciagranate, 1 lancia mine e 1 lanciafiamme.

Il 10 agosto 1916 il comando di Gruppo FMlt. Guseck comunicò la nuova suddivisione dei Settori.

  1. Nuova suddivisione del fronte austriaco del 10 agosto 1916: rimasero solo due settori e un gruppo di riserva. Il settore Val Gresta col 172° Landsturm, la Compagnia Standschützen Kitzbühel e il Landsturm n. IV. e il settore Mori con le Compagnie Standschützen Brixen e Reutte e il Battaglione di marcia Bereani. Il ½ Landsturm VIII/17 sembra cancellato.

L’Oblt. Dr. Lewandowski era il comandante della Batteria n. 1 del Nagià dall’inizio delle ostilità e il 20 agosto 1916 comunicò ai suoi superiori che il contingente della sua batteria era composto da 4 ufficiali e da 73 artiglieri; l’armamento individuale consisteva in 37 carabine e fucili Mannlicher di modelli diversi, 11 Mauser M. 13 e 20 Mauser M. 89 e una rivoltella Rast & Gasser M. 98.

Questi dati mostrano il miscuglio di armi e munizioni usate in zone di combattimento meno importanti come il sottosettore 4.

Sul Monte Nagià e sui suoi paraggi diventarono routine i duelli d’artiglieria, i turni di guardia e qualche pattugliamento. Ci si preparò per l’inverno. Si riempirono i magazzini di viveri, vestiario, legna e munizioni, secondo quanto permetteva la precaria situazione dei rifornimenti. Con la circolare del 21 novembre 1916 si assegnò a ogni settore il servizio di sgombero neve e tra Lenzima e Ronzo fu eseguito dall’88a Brigata Landesschützen.

Nel rapporto del 21 agosto 1916 Lewandowski scrisse che la batteria n 1 era composta da 4 ufficiali e 73 artiglieri.

In un resoconto sulla situazione dei riflettori, del 31 dicembre 1916, la sezione d’illuminazione del comando di Gruppo FMlt. v. Guseck annotò, sotto la rubrica lavori grossi, al punto d, il trasferimento del faro da 90 cm. dal monte Faé al monte Nagià, aggiungendo che la baracca con il generatore era ormai pronta.

1917.

Nel 1917 continuarono i duelli d’artiglieria e le scaramucce tra pattuglie avversarie; iniziò tuttavia a farsi sentire nell’esercito austriaco la mancanza di munizioni d’artiglieria, che erano risparmiate per future battaglie.

Nel resoconto sulla situazione dei riflettori, del 31 gennaio 1917, la sezione d’illuminazione del comando di Gruppo FMlt.[51] v. Guseck, al punto d annotò che a causa di forti nevicate si stava ancora lavorando e che la fine dei lavori sul monte Nagià era prevista in 5 settimane.

In un elenco del 13 marzo 1917 del Comando del 14° Corpo d’Armata riguardante le pompe dell’acqua, si legge che la n. 37 pompava acqua da quota 720 di Manzano a quota 792 del monte Nagià, con un rendimento di 15 m³ in 24 ore, era alimentata da un motore a benzina e aveva due inservienti.

  1. Cartina del 1° aprile 1917 con molte variazioni dalle precedenti. Le trincee italiane appaiono ben strutturate in profondità e insormontabili ed erano progressivamente sempre meglio rifornite con ogni tipo di materiale bellico e logistico (KA. NFA. 56. Sch.D. K.3138).

Nel resoconto sulla situazione dei riflettori del 27 maggio 1917 la sezione d’illuminazione del comando Etschtal Gruppe o gruppo della valle dell’Adige, al punto f annotò che il faro da 90 cm. del monte Nagià era pronto.

Legenda:

finita In costruzione Progetto
Fonte
Cisterna Acquedotto
Pompa
Acquedotto
Centrale elettrica
trasformatori Corrente
alta tensione
  1. Il rifornimento idrico in zona Val di Gresta – Mori il 2 settembre 1917. Numero 37: condotta sul monte Nagià; numero 38: le condotte d’acqua nei pressi del Piantino.
Condotto d’acqua da – a. Lunghezza Rendimento Nota
Manzano – monte Nagià 800 m 40 l/min. pompa a Manzano, 6 ½ HP, motore a benzina “Otto” con pompa a pressione a 3 pistoni. Massimo dislivello 150 m.
Prati di Manzano – Wenzelnase 1000 m 1 l/sec.
Prati di Manzano – Punto d’appoggio III, sezione IV. 1500 m 1 l/sec.

Il mantenimento delle strade da Lenzima alla Val di Gresta il 3 settembre 1917 era ancora in carico all’88a Brigata.

Il 19 settembre 1917 il comando dell’Etschtal Gruppe, con una nota firmata dall’Oblt.[52] Ing. Ludwieg ordinò all’88a Brigata di costruire una postazione alternativa per il faro da 90 cm. del monte Nagià. Oltre alla già esistente postazione fiancheggiante, con direzione principale monte Giovo, si doveva realizzarne una seconda con direzione principale Maso dei Copi. Il limite destro del fascio di luce era il Dosso Alto e il limite sinistro era Castione. La postazione doveva essere scelta in modo che non ci fosse una grande perdita di tensione per la maggiore lunghezza del cavo elettrico. La nuova postazione doveva essere collegata con la vecchia postazione tramite rotaie. Per la realizzazione del progetto dovevano essere comandati un sottoufficiale come capo partita e due uomini come caposquadra. I manovali provenivano dalla Compagnia lavoratori Landsturm 250/25 e dagli inservienti del faro. Una nota del primo novembre 1917 chiarì che 20 m. di binario erano già stati montati, ma mancavano ancora 190 m; i carelli sui quali era montato il faro erano 1 da 600 mm. di larghezza e uno da 490 mm [53].

1918.

Dalla primavera 1918 in poi le sorti della guerra cambiarono completamente e le previsioni austriache sulla quasi distrutta Italia non si avverarono anche per l’aiuto massiccio di armamenti arrivato all’Italia dagli alleati dell’Entente. Si verificò mese dopo mese una maggiore attività d’attacco degli italiani e i loro cannoneggiamenti divennero più frequenti e di più lunga durata.

  1. Sul foglietto sono segnati i dati dell’artiglieria delle zone da coprire col fuoco d’interdizione in rosso, e col fuoco di distruzione in blu. Nell’ultima fila di quadratini in fondo si leggono i luoghi o le quote in questione (Archiv Mederle, Brixen. Incartamenti della 3. K.D.).

È quasi impossibile trovare documenti riguardanti l’ultimo anno di guerra sul monte Nagià forse per il disordine al termine della guerra e per la frettolosa ritirata o forse per lo zelo degli ufficiali nel distruggere tutti i materiali. I documenti seguenti del 1 e 2 novembre 1918 ci aprono l’ultimo spiraglio prima dell’ordinato ripiegamento e della fine della guerra (armistizio).

Si trova ancora l’incerta notizia di un combattimento a Manzano nell’ultimo giorno di guerra; ma era già stato impartito l’ordine di ripiegare verso Trento.

Il 1. novembre 1918 il k. u. k. F. A. R. 119 ordinò con circolare 30/K-1 alla sezione F 119 e Gruppo Nagià, per il 2 novembre 1918, quanto segue:

Dato che nei prossimi tempi ci sarà la possibilità di un indietreggiamento io ordino:

1.Batterie mobili. I cavalli da traino per le Batt. 2.-3.-5. / 119 saranno suddivisi in ugual modo sulle tre Batterie. Ogni batteria forma un plotone con due cannoni trainati da sei cavalli ciascuno, il resto come il treno, la cucina da campo ecc. secondo la valutazione del comandante di batteria. L’Oblt. Frind eseguirà la suddivisione dei cavalli e la preparazione di base per tutte le batterie.

  1. La cartina del 20 maggio 1918 ci permette un’ultima ma profonda visuale delle postazioni austriache realizzate fino in quel momento. Si riescono a scorgere le fila di reticolati, trincee, caverne e postazioni. (Ka. NFA. KK. Korps, K. 2931)

Nel caso di un odine di ritirata si dovranno ritirare in primo luogo i sei cannoni della batteria 3/119, al comando dell’Oblt. Frind passando per Sant’Antonio.

I cannoni delle batterie 2 e 5/119 si renderanno inservibili. Farli saltare! Estrarre prima gli otturatori e portasi dietro in ogni caso le ottiche da tiro.

Gli inservienti delle batterie 2 e 5/119 si uniranno e si ritireranno insieme; arrivati a Sant’Antonio, ciascun gruppo prenderà due cannoni dalla mezza batteria 3/119.

Se per il trasporto dei sei cannoni della batteria 3/119, servono uomini, questi sono da richiedere direttamente dall’Oblt. Frind a questo Comando.

  1. comandanti di batteria suddivideranno i loro uomini in modo che essi siano pronti al combattimento (portarsi dietro il telefono e gli strumenti ottici). Munizioni il più possibile. Oblt. Frind deve rassicurarsi sui conducenti.
  2. Salmerie e cose personali. Preparare ed eseguire il trasporto di viveri, salmerie e tutte le cose di valore sui carri messi a disposizione, sempre se possibile, fino a valle, sulla sponda destra dell’Adige.

Se possibile come prima, marcia solo fino ad aver superato il livello massimo d’altitudine, per farsi carico di piccoli imprevisti o disturbi, facendo anche due viaggi. Risparmiare i cavalli!

Prima di abbandonare le postazioni far saltare tutti i cannoni rimasti!! Vedi parte terza del primo punto.

Per le mete di marcia seguono istruzioni!

Secondo l’ordine appena giunto dal 19 F. A. B. molte cose personali sono raccolte a livello di compagnia per poi poterle aggregare a una formazione qualsiasi.

Indicazioni generali: si deve cercare il continuo collegamento tra 2- 3- 5/119 e il comando di reggimento!

Si devono portare appresso tutte le riserve per un fuoco tambureggiante; non incendiarle, datosi che potrebbero sorgere problemi di rifornimento.

Iniziare subito i preparativi per poter distruggere al momento previsto tutto il materiale non trasportabile.

Prossima linea di resistenza: si prevede Cima Bassa – Castellano.

Percorso di ritirata: Valle di Cei e poi sponda Destra-Adige.

Quest’ordine va eseguito subito come da copia e comunicato a voce o per iscritto al Comandate di batteria; il Comandate di reparto deve informare tempestivamente l’Oblt. Frind.           

Firmato: Embich, Hptm.

Il 2 novembre 1918, il k. u. k. F.A.R. 119 [55] ordinò, con circolare 30/K-1 alla sezione F 119 e Gruppo Nagià, quanto segue:

Le operazioni militari degli Italiani non si devono contrastare in nessun modo. Il nostro compito è di rallentarli il più possibile e permettere la ritirata regolare di truppe e materiale. Questa deve essere accompagnata da distruzioni su vasta scala e brillamenti di depositi.

Nel caso che il XIV Corpo debba retrocedere, la linea di successiva resistenza sarà: Monte Testo, Finonchio, periferia ovest di Calliano, Adige.

La 56a Divisione Schützen intanto terrà la linea: Rovereto, Finonchio.

La 5a Brigata di cavalleria terrà la linea: Castel Pradaglia, a ovest di Sacco, Mossam, Nomesino. Il settore Gresta manterrà le posizioni dal confine tra 56a Divisione Schützen e la 3a Divisione di Cavalleria di Riva: Creino, Stivo, Cima Alta, Cronicello.

Nel caso di ulteriore ritirata: il XIV Corpo terrà la linea dal Becco di Filadonna a Mattarello, fino all’Adige. Il XXI Corpo terrà la linea con direzione di massima dal fiume Adige al Cronicello, passando per la sponda nord del medio Sarca.

Per il movimento di ritirata dal settore Gresta si assicurerà la strada che da Ronzo porta a Castellano e a Villa Lagarina (il paese è tenuto dalla 56a Divisione Schützen).

Se l’azione delle forze avversarie che avanzano non permetterà una resistenza prolungata a nord e a ovest di Trento, si continuerà la ritirata nel seguente modo: il XXI Corpo, tra Cronicello e Mattarello, da Trento in poi percorrerà la strada a ovest della Valle dell’Adige, passando per Mezzocorona, Magreid, Kurtasch, Tramin, Kaltern, Girlan in direzione di Bolzano e in particolare prima procederà la 3a Divisione di cavalleria e poi la 56a Divisione Schützen.

Tenere massima calma e ordine, che è la cosa più importante per la vita e per la salvezza dei soldati. Eseguire come ordinato!              Firmato Waling [56].

In seguito all’armistizio gli austriaci smisero di combattere il 3 novembre e molti, come la guarnigione austriaca del Nagià-Grom, furono fatti prigionieri e portati in Italia da dove non tutti i soldati rientrarono alle loro case.

[1] Etschtalsperre = Sbarramento valle dell‘Adige, tra la Val di Gresta e la valle di Terragnolo.

[2]Hptm. = Hauptmann = Capitano.

[3] Rayon III = Il Tirolo fu diviso in 5 Rayon con numerazione romana. Il III rappresentava la zona
tra l’Adamello e il passo Manghen.

[4] 181 IB. = 181 Brigata di fanteria.

[5] I/37 = I Compagnia del Regimento di fanteria n. 37.

[6] KA. NFA. 181. IB. K. 1542.

[7] KA. NFA. 181 IB. K. 1542.

[8] KA. NFA. 181 IB. K. 1543.

[9] KA. NFA. 181 IB. K. 1542.

[10] KA. NFA. 181. IB. K. 1540 – Opperative Akten.

[11] KA. NFA. 181 IB. K. 1543.

[12] Zaino in cuoio di puledro M. 1887, che sarà poi sostituito dallo zaino tipo Tirolese.

[13] Lt. i. d. Res. = Tenente della riserva.

[14] Fähnr. = Alfiere.

[15]San. Fähnr. = Alfiere della Sanità.

[16] Ldst. Ing. = Ingegnere del Landsturm.

[17] KA. NfA. 181 IB. K. 1543) (KA. NfA. 181 IB. K. 1543.

[18] KA. NFA. 181 IB. K. 1540 – Operative Akten.

[19] Ibidem

[20] KA. NFA. Diario della 181 IB. K. 1257.

[21] Diario del Commando di Fortezza di Riva, Bege. 849.

[22] KA. NFA. 181 IB. K. 1327.

[23] KA. NFA. Diario della 181 IB. K. 1327.

[24] Ibidem.

[25] Rio di Manzano non è toponimo usato, ma si usa Val fonda e, più a valle, Rio di San Rocco.

[26] KA. NFA. Festung Riva-Nago K. 1258.

[27] Landesschützen IV/II = IV compagnia del II Regimento Landesschützen.

[28] Forse Sant’Apollonia o nei pressi.

[29] U. A. 4 = Unterabschnitt 4 = sottosettore 4.

[30] Lager Verde = accampamento verde. Il posto è tuttora visibile sulle cartine topografiche sotto Casa verde a monte di Lenzima.

[31] KA. NFA. Abschitts-Kmdo Oberst Dirtina K. 1258.

[32] KA. NFA. 181 IB. K. 1542.

[33] KA. NFA. Abschnitts-Kmdo. Dirtina K. 1258.

[34] KA. NFA. 181 IB. K. 1542, Res. N. 136.

[35] VII/k.u. LJR 4 = il Settimio del Königlich – ungarisches Landsturm – Infanterie – Regiment n. 4.

[36] KA. NFA. 181 IB. K. 1542. 

[37] Ldst. G. Ass. Komp. = Compagnia d’assistenti di gendarmeria territoriali. 

[38] Ersatz = di ripiego o in sostituzione. 

[39] KA. NFA. Festung Riva, K. 1349

[40] Ibidem [41] Standschützen-Baon = Battaglione Standschützen.

[42] KA. NFA. Abschnitts-Kmdo. Dirtina K. 1258.

[43] Ibidem.

[44] Ibidem.

[45] I. T. D. = Divisione di fanteria. 

[46] AA4 = Arbeiter Abteilung 4 = Sezione lavoratori. 

[47] KA. NFA 181 IB., K 1565.

[48] KA. NFA. Abschnits- Komdo. Oberst Drtina, K 1258. 

[49] Kgr. = Kampfgruppe = Gruppo di combattimento. 

[50] k. u. k. 57 ITD. = K. u. k. 57 Divisione di fanteria. 

[51] FMlt. = Tenete generale. 

[52] Oblt. = Tenente.

[53] KA. NFA. 56 Sch. Dion. K. unbekannt.

[54] Archivio Mederle Brixen, incartamenti della III KD.

[55] K. u. k. F.A.R. 119 = K. u. k. Feldartillerie-Regiment 119.

[56] Documento originale – Archivio Mederle, Brixen.

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