RONZO CHIENIS

RONZO CHIENIS

PANNONE E VARANO

VALLE SAN FELICE

MANZANO E CORNIANO

NOMESINO

LOPPIO

Relatore: Dott. Alessio LESS

RONZO. Pra da Lach e Bordala

I rinvenimenti preistorici e d’epoca romana sono stati sporadici; sono state invece rinvenute in passato diverse sepolture ”Barbariche” e alto-medioevali; a tale epoca dovrebbe risalire il cosiddetto Castello di Ronzo, forse di epoca longobarda, che sorgeva nei pressi dell’antico laghetto di Pra da Lach e del vasto Gaz.
L’attuale abitato di Ronzo si sviluppa da otto o piu’ raggruppamenti di case, originariamente distanziati tra di loro, anche se di poco e separati da corsi d’acqua.
Vi erano buona esposizione, ricchezza di sorgenti e abbondanza di terreno pascolabile e coltivabile.
L’assetto edilizio di Ronzo è stato letteralmente sconvolto negli ultimi trent’anni.
Gli antichi nuclei di case a tipologia arcaica, che non erano stati modificati nel secolo diciottesimo e diciannovesimo, come nei paesi dove si praticava la bachicoltura, sono ora difficilmente distinguibili fra le ricostruzioni, i rifacimenti e le nuove case.
La stessa antica chiesa di San Michele, eretta a meta’ strada fra Ronzo e Chienis nel 1561 su una più antica, presente da tempo immemorabile, è stata amputata dell’abside negli anni ’50, dopo la consacrazione della nuova chiesa; vi sono ancora visibili affreschi del quindicesimo e del sedicesimo secolo.
E’ pregevole il campanile del sedicesimo secolo, che un tempo aveva la punta più aguzza.
Già curazia di San Felice di Gardumo, la chiesa di San Michele è diventata parrocchia il 26 giugno 1943.
Ronzo è citato per la prima volta in un documento del 1215 e poi nel 1256.
Nel censimento del 1339 contava 36 fuochi.
Nel 1854 aveva 360 abitanti, 421 nel 1910 e circa altrettanti nel 1914.
Al censimento del 1991 contava 572 abitanti.
La superficie dle comune catastale, il più vasto di Val di Gresta, è di ettari 739,7185.
Secondo la tradizione l’economia di Ronzo era più pastorale che agricola; la prevalenza della pastorizia perduro’ fino al secolo diciottesimo e diciannovesimo per l’importante presenza delle proprietà dei conti Castelbarco (Gombim, Casom, Bordala, Biaém), i quali preferivano abidire la proprie terre di alta montagna all’allevamento piuttosto che all’agricoltura.
Le condizioni economiche di Ronzo, come quelle di Chienis, migliorarono verso la fine del diciannovesimo secolo, quando i Castelbarco vendettero le proprie vaste proprietà, che vennero acquistate in gran parte dal comune di Ronzo e da quello di Chienis e ridistribuite ai censiti secondo l’antico uso di ”PART”, rese coltivabili.
Si diffuse inoltre in quegli anni la coltivazione degli ortofrutticoli, patata e cavolo-capuccio, che venivano commercializzati.
La scuola elementare presente dal 1786 è unica per Ronzo e Chienis, con sede a Ronzo.
La moderna cooperazione si sviluppò unitamente con Chienis: 1900 sorse la Famiglia Cooperativa e nel 1902-03 la Cassa Rurale di Ronzo-Chienis; sorsero poi il caseificio sociale, derivato dal turnario, ed altre cooperative minori.
A Ronzo esisteva un mulino, già proprietà castrobarcense, in funzione alla seconda guerra mondiale; esistevano inoltre una segheria, una fucina ed altre botteghe artigianali.
Progetti di sviluppo turistico risalgono al 1914, ma solo dopo il 1960 venne lottizzato a fini turistici un tratto di bosco e pascolo a monte del paese, nei pressi di Pra da Lach, e vi sorse l’omonimo villaggio turistico.
Dagli anni sessanta vennero inoltre attivate alcune strutture ricettive ed impianti di risalita nella cosiddetta Bordala Alta; il turismo rimane tuttavia essenzialmente estivo, a motivo del clima mite.

CHIENIS

Chienis è ricordato per la prima volta in un documento del 1236.
Nel 1339 contava 40 fuochi.
Nel 1854 contava 412 abitanti e nel 1914 circa 550; al censimento del 1991 contava 440 abitanti.
La superficie del comune catastale è di ettari 579,0994.
In passato fu uno dei comuni della Giurisdizione di Gresta; dal 1923 venne compreso nel comune di Pannone e dal 1971 forma con Ronzo il comune di Ronzo-Chienis.
Le vicende storiche e lo sviluppo dell’economia sono simili a quelle di Ronzo.
Non si ha notizia di importanti rinvenimenti archeologici, anche se alcune aree del territorio appaiono interessanti.
Recentemente è stato scoperto verso Castil un tesoretto di grandi bronzi romani.
Il primo antico nucleo dell’abitato è quello situato su un rilievo circondato da un’acqua, che scende dal Creino, e che costituisce il centro del paese; quelle case sono chiamate ”castello”.
Successivamente il nuvleo si sviluppò ad oriente verso il Rio Gresta, alla sinistra ed alla destra della predetta acqua e, più a monte, lungo la strada che portava a Ronzo e Varano.
Ne risulta un abitato unitario costituito da cinque nuclei o isolati contigui e collegati fra di loro.
Dopo il secondo dopoguerra prese avvio un forte sviluppo edilizio in tutte le direzioni e soprattutto lungo l’attuale strada provinciale.
Durante la Grande Guerra Ronzo e Chienis vennero quasi totalmente evacuati e sorsero importanti installazioni e manufatti militari, particolarmente sul Creino.
Assieme a Ronzo sono state intraprese le diverse iniziative cooperative.
Dopo la Grande Guerra venne in particolare costituito il Consorzio Ortofrutticolo che aveva un laboratorio per la confezione dei crauti a Loppio.
Intorno al 1930 l’iniziativa venne ripresa e venne costituito un piccolo stabilimento di trasformazione a Chienis.
Nel 1972 il consorzio locale si trasformò nel ” Consorzio ortofrutticolo della Val di Gresta”, allargato a tutta la valle.
Ricordiamo infine la presenza anche di Chienis di un piccolo mulino, già castrobarcense, in funzione fino alla prima guerra mondiale, la presenza di una segheria e di alcune botteghe artigianali.

SANTA BARBARA

Sulla sella posta tra il Monte Stivo ed il Creino sorse all’inizio della Prima guerra mondiale un grande baraccamento militare austro-ungarico, il più importante dei dintorni, nel quale vi erano soprattutto artiglieri, che dal Monte Creino cannoneggiavano le postazioni italiane del Monte Altissimo. Il villaggio era collegato ad Arco da una teleferica elettrica, che raggiungeva la cima dello Stivo; era sufficientemente distante dal fronte, essendo nella prima retrovia, ed era confortevole sia per la truppa che per gli ufficiali, i quali potevano scendere con gli sci dalla cima dello Stivo o cavalcare verso Castìl e Bordala; la cucina era ottima e le granate cadevano lontano.
Nell’autunno del 1915 il comandante del II Absch. Sig. Colonnello lorez Covin propose di edificare nel mezzo del campo militare un capitello dedicato a S. Barbara; esso venne progettato dal comandante di battaglione Sig. Capitano Eduard Frick in forma di granata, come un grande ex-voto; venne infine costruito dall’Unt.-Jager Alois Pieler. Quest’ultimo era figlio di un capomastro di Bressanone e nell’esercito era addetto alla costruzione dei manufatti militari in cemento armato.
Il capitello, decorato con rami di abete, venne inaugurato il 4 dicembre 1915, festa di S. Barbara, patrona degli artiglieri. Davanti ad esso si celebrarono le messe da campo e divenne il centro ed il simbolo del grande villaggio militare. Alois Pieler mori poco dopo l’inaugurazione del capitello, colpito proprio da una granata mentre con la teleferica scendeva dal Creino per trasferirsi ad un altro fronte. Conosciamo la vita dei militari nel grande villaggio militare di S. Barbara soprattutto attraverso il diario del tenente Felix Hecht.

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